Il premier fa il punto della situazione libica, dove continua la situazione di caos a causa dell'assalto a Tripoli da parte del generale Khalifa Haftar

In Libia "sono oltre 18mila gli sfollati" e, di fronte a questi dati, "il rischio di crisi umanitaria è concreto". Lo ha detto Giuseppe Conte, illustrando in Aula al Senato l'evoluzione della situazione nel Paese nordafricano. Il premier però tranquillizza: "Al di là delle cifre circolate nei giorni scorsi, anche a fine propagandistico", sui possibili arrivi dalla Libia in guerra, "non emerge allo stato un quadro di imminente pericolo".

Nonostante questo, però, Conte ha sottolineato che "su tutto questo complesso quadro di sicurezza manteniamo naturalmente alta l'attenzione, anche attraverso la nostra sede diplomatica e i servizi di intelligence. È però evidente che in una situazione di tale fragilità non ci sia tempo da perdere: il protrarsi del conflitto, che potrebbe degenerare in una vera e propria guerra civile, va scongiurato rapidamente e con tutto l'impegno politico necessario. La situazione di caos e violenza accresce fortemente anche il rischio di una recrudescenza del fenomeno terroristico, del resto ancora ben presente in Libia, come confermato dell'attentato compiuto il 9 aprile da Daesh (acrononimo arabo per Stato islamico, ndr) a Fuqaha e come dimostrato dall'infiltrazione di elementi jahidisti tra le fila di milizie e gruppi combattenti".

Il premier ha anche ricordato l'importanza di un dialogo europeo sul tema della guerra in Libia. "Nei giorni scorsi – ha spiegato Conte – ho avuto uno scambio di valutazioni con la cancelliera Merkel, che come me e con me ritiene imprescindibile ed urgente la cessazione delle ostilità e il riavvio del dialogo ai fini di una soluzione politica". I colloqui, però, non sono stati solo con la cancelliera tedesca. "In più occasioni – ha chiarito il presidente del Consiglio – ho discusso il dossier libico con il presidente Macron, da ultimo a Bruxelles. Rimaniamo in stretto contatto anche a livello di staff, con l'obiettivo comune di perseguire la stabilità e lo sviluppo della Libia. Una Libia instabile, del resto, non può soddisfare alcun interesse nazionale di nessun Paese. Divergenze sul tema non solo appaiono illogiche, ma soprattutto non sono ammissibili".

E Macron proprio in queste ore è finito al centro del dibattito libico. Il ministro dell'Interno del governo di Tripoli, Fathi Bach Agha, ha accusato direttamente la Francia per la prima volta di aver appoggiato il generale Khalifa Haftar, le cui forze hanno dato l'assalto alla capitale, e contro cui è stato emesso in giornata un mandato d'arresto (insieme a quello di sei ufficiale delle sue forze). Agha ha ordinato la "sospensione di tutte le relazioni tra il ministero e la parte francese", a causa "della posizione del governo di Parigi a sostegno del criminale Haftar", ha annunciato in una nota. Accuse che la Francia ha respinto come "totalmente infodate". "Le dichiarazioni di Tripoli circa un sostegno e una copertura diplomatica a favore di Haftar sono completamente infondate", ha dichiarato un alto funzionario del ministero degli Affari esteri francese. 

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