di Denise Faticante
Città del Vaticano, 21 set. (LaPresse) – Ancora un’omelia incentrata sul Vangelo e ancora parole che hanno il sapore di messaggi politici. Papa Francesco, nella sua seconda giornata a Cuba, ha celebrato la messa nella Plaza de la Revolucion a Holguin, terza città dell’Isola per numero di abitanti a settecento chilometri dalla capitale.
L’omelia di Bergoglio è incentrata sulla conversione di Matteo, apostolo ed evangelista, ex pubblicano che riscuoteva dagli ebrei le tasse per Roma. “Per Matteo – sottolinea il Santo Padre – e per tutti coloro che hanno percepito lo sguardo di Gesù, i concittadini non sono quelli di cui si approfitta, si usa e si abusa. Lo sguardo di Gesù genera un’attività missionaria, di servizio, di dedizione”.
“SUPERARE I PREGIUDIZI”. Parlando ancora dell’assenza di preconcetti che contraddistingue la vita di Gesù dice: “Gesù va avanti, ci precede, apre la strada e ci invita a seguirlo. Ci invita ad andare lentamente superando i nostri pregiudizi, le nostre resistenze al cambiamento degli altri e anche di noi stessi”.
“CON LA FEDE UN ESATTORE PUO’ TRASFORMARSI IN SERVITORE”. Così lo sguardo del Signore, ha scandito, “ci sfida giorno per giorno con la domanda: credi? Credi che sia possibile che un esattore si trasformi in un servitore? Pensi che sia possibile che un traditore diventi un amico?”.
“NON SI ABUSA DEI CONCITTADINI”. Molto forte è stata la descrizione del “peccato” dei pubblicani di ieri e di oggi: “I concittadini non sono quelli di cui si approfitta, si usa e si abusa”, ha scandito Francesco parlando dell’esattore delle tasse convertito da Gesù ma utilizzando parole che suonano molto attuali in tutti i governi nei quali c’è corruzione politica.
IL MESSAGGIO AL CLERO. A tratti, a Cuba la Chiesa fa fatica e arranca e questo Francesco lo sa. Per cui alla fine si rivolge a preti e vescovi e afferma: “So con quale sforzo e sacrificio la Chiesa a Cuba sta lavorando per portare a tutti, anche nei luoghi più remoti, la parola e la presenza di Cristo. Una menzione speciale meritano le cosiddette ‘case di missione’, che, data la scarsità di chiese e sacerdoti, consentono a molte persone di avere un luogo per la preghiera, l’ascolto della Parola, la catechesi e la vita comunitaria”. Anche l’inizio dell’omelia contiene in sé un messaggio politico e un tratto autobiografico.
LA STORIA DI UNA CONVERSIONE. “Celebriamo – dice – la festa dell’Apostolo ed Evangelista san Matteo. Celebriamo la storia di una conversione. Egli stesso, nel suo Vangelo, ci racconta come è stato l’incontro che ha segnato la sua vita, ci introduce in un “gioco di sguardi” che è in grado di trasformare la storia”. La stessa trasformazione che Bergoglio auspica per l’Isola. E parlando di conversione non si può non notare il richiamo a un importante anniversario: il 21 settembre del 1953 Bergoglio ha la sua ‘chiamata’. Con i suoi compagni di scuola ha in programma una scampagnata. Ma Jorge va nella sua parrocchia, nella chiesa di San José de Flores. Si confessa e da quel giorno la sua vita prende una strada del tutto diversa e inattesa.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata