Nuova Delhi (India), 13 lug. (LaPresse/Reuters) – “È sbagliato dire che l’India ha acconsentito all’arbitrato. Piuttosto lo contesteremo”. È quanto ha detto a Reuters l’avvocato del governo indiano, il vice procuratore generale P S Narasimhan, che era presente all’udienza di oggi alla Corte suprema indiana per il caso dei marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Narasimhan ha detto oggi alla Corte che l’India parteciperà alle procedure di arbitrato previste in base alla Convenzione Onu sul diritto del mare, ma spiega che nell’udienza sul caso fissata per il prossimo 26 agosto il governo di Nuova Delhi sosterrà che la giurisdizione debba rimanere in India.

“L’India contesterà la richiesta dell’Italia” e “ribadirà che l’India dovrebbe avere da sola la giurisdizione per processare i reati commessi dai due marò italiani”, ha affermato. Come spiega la Farnesina in una nota diffusa oggi, nell’udienza fissata dalla Corte suprema indiana per il 26 agosto, è attesa “la decisione relativa alla nostra (dell’Italia ndr.) richiesta di sospendere il procedimento giudiziario interno per tutta la durata del procedimento arbitrale, avviato dall’Italia il 26 giugno scorso ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare”.

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