Gaza (Striscia di Gaza), 25 mag. (LaPresse/EFE) – A meno di un anno dall’offensiva del 2014 di Israele su Gaza, che causò la morte di 2.100 palestinesi e 70 israeliani, nella Striscia continuano ad esserci migliaia di munizioni inesplose che creano un rischio enorme per la popolazione civile, in particolare per i bambini. “E’ una storia dimenticata in Medioriente, che continua a porre una minaccia costante per i civili a Gaza, inclusi 950mila bambini”, ha detto il portavoce dell’agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa), Christopher Gunness. Secondo l’Unrwa, nella Striscia ci sono più di settemila tra cariche munizioni inesplose. “Immaginate cosa voglia dire portare dei bambini in spazi pubblici che sono pieni di esplosivi che sono una minaccia per la loro vite”, ha detto il portavoce. Il 13 maggio scorso una carica è esplosa ferendo due persone. Il giorno seguente, altri ordigni hanno ferito 74 palestinesi, otto dei quali gravemente, in un campo di addestramento militare delle Brigate Azedim Al Qassam, il braccio armato del movimento islamista Hamas.

Necessario informare la popolazione. Secondo uno studio realizzato lo scorso ottobre dall’organizzazione non governativa Handicap International, il 45% degli abitanti di Gaza non ha ricevuto alcun messaggio o formazione su come trovare le cariche inesplose e sul rischio che queste pongono. I mezzi più utilizzati sono lezioni scolastiche, messaggi televisivi, fogli informativi, comunicazioni di personale internazionale. “Vogliamo che Gaza sia un luogo sicuro”, ha detto il responsabile delle operazioni dell’agenzia Unrwa, James Fawley, ribadendo “l’urgente necessità di ritirare mine e cariche inesplose”, che costituiscono una “minaccia reale” per la popolazione di Gaza.

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