Roma, 1 apr. (LaPresse)- Allarme per il ricorso degli Stati alla pena di morte. A lanciarlo è Amnesty International nel suo rapporto annuale. Secondo il dossiere dell’Organizzazione si è registrato un profondo aumento delle condanne a morte, almeno 2466 (il 28 per cento in più rispetto al 2013), soprattutto a causa di Egitto e Nigeria. Nel 2014 gli stati hanno fatto ricorso alla pena di morte “nel futile tentativo di contrastare criminalità, terrorismo e instabilità interna”. Le esecuzioni registrate sono state 607, il 22 per cento in meno del 2013 (con l’esclusione della Cina, che da sola esegue più condanne a morte che il resto del mondo).

Esecuzioni hanno avuto luogo in 22 paesi, lo stesso numero del 2013. Nel suo rapporto annuale, Amnesty International ha riscontrato nel 2014 un allarmante aumento del numero dei paesi che hanno usato la pena di morte per contrastare reali o presunte minacce alla sicurezza collegate al terrorismo, alla criminalità o all’instabilità interna. Il numero delle condanne a morte registrate nel 2014 supera di quasi 500 quello del 2013, soprattutto a causa di Egitto e Nigeria, che hanno emesso condanne di massa nel contesto del conflitto interno e dell’instabilità politica che hanno caratterizzato i due paesi.

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