Bangkok (Thailandia), 20 mag. (LaPresse/AP) – L’esercito della Thailandia ha dichiarato la legge marziale con l’obiettivo di stabilizzare il Paese dopo sei mesi di proteste antigovernative, precisando tuttavia che non si tratta di un colpo di Stato. Il comunicato è stato diffuso dal comandante delle forze armate, generale Prayuth Chan-Ocha, che ha citato una legge del 1914 che dà all’esercito l’autorità di intervenire in momenti di crisi. Le forze armate, ha affermato, hanno agito per evitare scontri tra le varie fazioni politiche che “potrebbero avere un impatto sulla sicurezza del Paese”. “L’esercito reale – ha dichiarato il generale – intende portare il prima possibile la pace e l’ordine al Paese amato da ogni cittadino thailandese. Intendiamo risolvere la situazione rapidamente”. Il generale ha poi chiesto ai leader del governo e delle agenzie di controllo indipendenti di incontrarsi nel pomeriggio. Intanto il primo ministro ad interim, Niwattumrong Boonsongpaisan, ha convocato un incontro di emergenza del governo in un luogo sconosciuto.

Nella mattinata l’esercito ha emesso diversi decreti: in uno ha chiesto alle emittenti televisive e radiofoniche di smettere di trasmettere i programmi previsti dal loro palinsesto e, nel caso di necessità, di trasmettere in diretta i canali dell’esercito. Almeno dieci emittenti tv schierate politicamente hanno smesso di trasmettere dopo che soldati armati sono entrati nelle loro sedi e hanno ordinato loro di farlo. Militari sono stati dispiegati nel centro di Bangkok prima dell’alba e sono entrati nelle sedi di diverse emittenti tv per trasmettere il messaggio dell’esercito. Non sembra tuttavia che l’operazione abbia avuto conseguenze particolari per la vita quotidiana del Paese. Le scuole, le aziende e i siti turistici hanno infatti aperto regolarmente. Il ministro della Giustizia, Chaikasem Nitisiri, ha detto ad Associated Press che l’esercito non aveva consultato il premier ad interim prima di dichiarare la legge marziale, ma ha sottolineato che l’esecutivo continua a governare nonostante l’esercito sia ora responsabile della sicurezza. “Le questioni di sicurezza – ha confermato – saranno gestite esclusivamente dalle forze armate e dipende da loro se la situazione si intensificherà o si risolverà. Non c’è nessun motivo di panico”.

Il leader del movimento pro governativo delle Camicie rosse, Jatuporn Prompan, ha fatto sapere che il suo gruppo potrebbe accettare la legge marziale, ma “non tollererà un colpo di Stato né altri mezzi non costituzionali”. “Vedremo cosa vuole l’esercito”, ha affermato, avvertendo che la rimozione non democratica del governo ad interim “non risolverà mai la crisi nel Paese e farà sprofondare la Thailandia ancora di più nei disordini”. Negli ultimi giorni i sostenitori delle Camicie rosse si stavano radunando nei pressi di Bangkok e Jutaporn ha detto che gli attivisti vengono “circondati”. Più di cento soldati sono stati infatti dispiegati vicino al luogo della protesta e hanno portato con sé rotoli di filo spinato per bloccare le strade. Sembra che i militari abbiano preso il controllo della zona dalla polizia e si siano posizionati sulle strade che portano verso il luogo di protesta. L’esercito thailandese, visto da molti come schierato con i manifestanti antigovernativi, ha organizzato undici colpi di Stato dalla fine della monarchia assoluta nel 1932.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata