Gerusalemme, 31 dic. (LaPresse/AP) – Israele ha rilasciato 26 prigionieri palestinesi condannati per attacchi contro cittadini dello Stato ebraico. Tutti gli uomini hanno passato tra i 19 e i 28 anni in carcere. Tra loro ci sono 18 abitanti della Cisgiordania, tre residenti della Striscia di Gaza e cinque uomini originari di Gerusalemme Est. Il rilascio fa parte di un accordo mediato dagli Stati Uniti per riavviare i colloqui di pace. In Israele la notizia ha suscitato polemiche e proteste da parte di familiari delle vittime degli attacchi condotti dai prigionieri palestinesi. Un gruppo che rappresenta le famiglie aveva presentato un ricorso alla Corte suprema, il quale è stato però respinto ieri sera aprendo la strada al rilascio. Nell’apparente tentativo di placare le critiche, ci si attende che il premier Benjamin Netanyahu approvi nei prossimi giorni alcuni piani per la costruzione di 1.400 nuove case negli insediamenti ebraici. L’accordo delineato l’estate scorsa dal segretario di Stato Usa John Kerry prevede che Israele rilasci complessivamente 104 detenuti palestinesi per far riavviare i colloqui di pace. Quella di stanotte è stata la terza delle quattro tappe della liberazione di detenuti. Gli uomini sono stati accolti come eroi a Gaza e in Cisgiordania. A Ramallah il presidente dell’Anp Mahmoud Abbas ha aspettato fino a tardi per accoglierli e ha promesso in un discorso di continuare a fare pressioni per il rilascio di altri palestinesi detenuti da molto tempo in carceri israeliane. “Non firmeremo un accordo di pace con Israele finché non saranno liberati tutti i prigionieri”, ha dichiarato.
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