Gerusalemme, 7 dic. (LaPresse/AP) – L’ex presidente israeliano Moshe Katsav si è recato nel carcere dove dovrà scontare una pena di sette anni di detenzione per stupro. Prima di partire in auto, davanti alla propria abitazione, ha detto che lo Stato di Israele “sta giustiziando” un uomo innocente e lo sta seppellendo vivo. Katsav è stato giudicato colpevole di aver violentato una dipendente quando era ministro e di averne molestate sessualmente altre due mentre ricopriva la carica di presidente, tra il 2000 e il 2007. Il suo ingresso in carcere segue il tentativo fallito di fare appello.

“È una situazione surreale che non è mai successa in nessun altro Paese democratico del mondo”, ha detto Katsav in un’intervista telefonica ad Associated Press poche ore prima del trasferimento in carcere. “Stanno mandando un uomo innocente in prigione, punto e basta”, ha aggiunto. “Nel mio caso – ha proseguito – non ci sono prove, ma soltanto una versione dei fatti contro un’altra. Una persona non si può giudicare colpevole solo basandosi su impressioni”.

L’ex presidente israeliano ha poi criticato le modalità dell’indagine, sostenendo che non ci fossero abbastanza prove per la sua colpevolezza. “In questi casi – ha spiegato – sono necessarie maggiori prove come quelle del Dna, testimonianze, qualcuno che abbia davvero visto qualcosa. Tutto questo non esiste”. Katsav ha incolpato nemici personali, rivali politici e media “assetati di sangue” di aver cospirato contro di lui. “C’è stato un insieme di parti interessate, tra cui politici e polizia”, ha detto. “Sicuramente continuerò a lottare per la mia innocenza”, ha concluso, senza dire però se abbia intenzione di chiedere la grazia al suo successore, l’attuale presidente Shimon Peres.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata