Ankara (Turchia), 12 nov. (LaPresse/AP) – Sono stati liberati dopo 12 ore i 24 ostaggi del traghetto Kartepe, dirottato ieri in Turchia da un terrorista del Pkk. Durante il raid condotto dalle forze speciali prima dell’alba, arrivate a nuoto e infiltrate tra i passeggeri, il sequestratore è stato ucciso. Aveva detto di essere in possesso di un ordigno, che sebbene le prime notizie avessero descritto come falso era invece composto da 450 grammi di esplosivo al plastico. I passeggeri sono tutti illesi. Secondo le notizie di ieri, a bordo dell’imbarcazione ci sarebbero stati quattro o cinque sequestratori, ma la notizia è poi stata smentita. Tuttavia, oggi la polizia ha arrestato tre presunti complici nella provincia di Kocaeli.
Il traghetto è stato sequestrato ieri al largo della città nordoccidentale di Izmit. Il dirottatore si è spostato zigzagando per il mar di Marmara, interno al Paese, seguito dalle imbarcazioni della guardia costiera e da un elicottero. È arrivato al largo di Silivri, a poca distanza da Istanbul, dove il carburante è finito. L’imbarcazione è quindi rimasta ancorata a circa un miglio dalla costa. Il sequestratore ha ritirato i telefoni cellulari alle 24 persone tenute in ostaggio, ma una di loro è comunque riuscita a parlare con l’emittente televisiva Trt, cui ha spiegato con calma la situazione. Intanto, l’uomo ha minacciato di farsi esplodere, dicendo di essere in possesso di un ordigno.
Agenti speciali della Marina e della polizia antiterrorismo oggi prima dell’alba hanno raggiunta a nuoto il traghetto e vi sono saliti di nascosto, confondendosi tra gli ostaggi. Hanno poi sparato al sequestratore, uccidendolo. “Abbiamo tentato di convincerlo ad arrendersi per ore, ma ha sempre rifiutato”, ha spiegato il ministro dell’Interno Idris Naim Sahin. Il dirottatore è stato identificato come Mensur Guzel, 27enne a capo dell’ala giovanile del Pkk nella provincia nordoccidentale di Kocaeli. Il Partito dei lavoratori del Kurdistan non ha sinora rivendicato la responsabilità del sequestro.
Dopo il raid, gli artificieri sono arrivati sulla scena per esaminare la presunta bomba che Guzel portava indosso. Secondo le prime notizie, diffuse dalle autorità della provincia di Kocaeli, si trattava di un ordigno falso, su cui si trovavano fili elettrici e un interruttore a pressione. Poco dopo, però, il ministro dell’Interno ha smentito, dicendo che gli esperti hanno invece rilevato 450 grammi di esplosivo al plastico.
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