Jackson (Georgia, Usa), 22 set. (LaPresse/AP) – A nulla sono servite le circa un milione di firme raccolte da Amnesty International, né gli appelli di celebrità e personaggi noti come papa Benedetto XVI e l’ex presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter. Dopo una lunga serie di rinvii la condanna a morte di Troy Davis è stata eseguita nel carcere di Jackson, in Georgia. L’iniezione letale ha impiegato 15 minuti per fare effetto; poi l’uomo è stato dichiarato morto alle 23.08 ora locale.
Davis, 42 anni, si è dichiarato innocente fino alla fine. “Per chi sta per prendersi la mia vita – ha detto prima di morire ai funzionari della prigione – possa Dio avere misericordia delle vostre anime, possa benedire le vostre anime”. Arrestato nel 1991, era accusato dell’omicidio dell’agente di polizia Mark MacPhail nel 1989 a Savannah, in Georgia, ma si è sempre proclamato innocente. Il poliziotto era stato ucciso mentre provava ad aiutare un senzatetto che era stato attaccato da Davis e altri. Secondo l’accusa, Davis avrebbe attaccato l’agente di sicurezza MacPhail con una pistola dopo avergli chiesto una birra e avrebbe avuto un sorriso compiaciuto mentre sparava al poliziotto nel parcheggio del Burger King di Savannah, ma l’arma del delitto non è mai stata trovata e i testimoni hanno più volte ritrattato. Secondo i dimostranti che in questi giorni si sono mobilitati, sette testimoni su nove hanno confessato che fu la polizia a costringerli a testimoniare contro Davis.
L’esecuzione era inizialmente prevista per le 19 ora locale (l’1 di stanotte in Italia), ma era stata rinviata perché i legali di Davis avevano presentato richiesta di sospensione alla Corte suprema nell’ultimo tentativo di salvarlo. La Corte ha però respinto la richiesta, non lasciando a Davis alcuna possibilità. Ieri era stata rifiutata anche la proposta di sottoporre Davis al test della macchina della verità e la grazia era stata respinta sia dalla Corte superiore della contea di Butts che dall’Alta Corte della Georgia. “Ha avuto tutte le possibilità del mondo e bisogna che si arrivi a una fine”, aveva sostenuto in un’intervista telefonica la madre dell’agente, Anneliese MacPhail. “Non avevo una pistola”, ha ribadito Davis fino alla fine ai familiari del poliziotto.
Una folla di circa 700 persone si era radunata fuori dal carcere di Jackson al calare della sera e alcune decine di poliziotti stavano di guardia. Una decina i contro-dimostranti che manifestavano a sostegno della condanna a morte di Davis. Anche a Washington decine di persone si sono radunate davanti alla Casa Bianca sperando in un intervento del presidente Barack Obama. Quando si è diffusa la notizia che la Corte Suprema aveva respinto la richiesta di sospensione il silenzio è calato fra i manifestanti, la gente ha iniziato ad abbracciarsi, piangere, pregare e in molti hanno acceso candele. Questa esecuzione “sarebbe il miglior argomento per poter abolire la pena di morte”, ha detto Laura Moye di Amnesty International.
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