Allestimento all'Hotel Singer fino al 7 gennaio
È in corso a Roma, all’Hotel Singer, la personale di Maria Angeles Vila Tortosa ‘Atrium Vestae’, che terminerà il prossimo 7 gennaio. Un’esposizione – a cura di Simona Brusa e Micol Veller – in cui l’artista, da sempre attenta al mondo femminile, ha lanciato uno sguardo sull’antica realtà romana delle Vestali e sulla loro vita dedicata alla protezione del sacro fuoco.
“Quando da parte dell’hotel è nata la possibilità di poter realizzare l’esposizione – racconta Angeles a LaPresse – ho voluto realizzare opere ad hoc. La donna è sempre al centro della mia ricerca, sia nella vita domestica sia nella storia. Ho cercato di trovare un punto di riferimento vicino alla sede del Singer Palace e mi sono trovata al Foro Romano, e qui ho trovato interessante la storia delle Vestali. Tutto il lavoro che si sviluppa all’interno della mostra si è basato sulla Casa delle Vestali. Mi ha affascinato la storia di queste donne, che da bambine venivano prelevate dalle famiglie dei patrizi che le proponevano agli imperatori, e già a 6 anni iniziavano il sacerdozio per 30 anni, una buona parte della loro vita. Dovevano custodire il fuoco, ed è il lato romantico, ma il lato brutto era la loro vita, rinchiuse a dedicare gran parte della loro esistenza al sacerdozio. È vero che erano privilegiate rispetto ad altre donne, ma avevano una vita ridotta”. Una situazione che queste ragazze subivano contro la loro volontà, come ancora oggi accade in alcuni Paesi, ad esempio, con il fenomeno delle spose bambine: “Erano come una moneta di scambio dei genitori per assicurarsi privilegi. Mi ha fatto incuriosire anche il fatto che quando hanno fatto gli scavi al Foro Romano hanno trovato molti oggetti e le statue delle vestali massime. Io le ho fotografate e poi ho rielaborato queste immagini con diverse tecniche, in particolare l’incisione, uso il torchio ‘per dipingere’, una cosa molto strana che ormai usano in pochi. In alcuni progetti amo lavorare con queste tecniche antiche, che in questo caso si sposavano con la tematica e con il luogo. Mi ha colpito che queste statue, quando sono state ritrovate negli scavi, erano impilate, si erano persi anche i nomi di queste donne, e stavano per essere utilizzate come marmi per altre costruzioni, quindi sarebbero finite nel dimenticatoio”.
Ora invece rivivono nell’arte di Maria Angeles, che omaggia queste antiche sacerdotesse con un ciclo di opere inedite realizzate appositamente per la mostra. E lo fa in un luogo suggestivo: il Singer Palace, capolavoro Art Déco, fu commissionato negli Anni Trenta dalla Singer Corporation, la nota ditta americana di macchine da cucire, all’architetto Mario Loreti come sede amministrativa della società in Italia. Loreti, utilizzando materiali preziosi dal marmo cipollino alla pregiatissima radica realizzò un vero gioiello dove grande protagonista è la scala che sale per cinque piani, giocando su geometrie e giochi prospettici di forte impatto visivo.In mostra una ventina di opere, realizzate con la tecnica del collage e dell’incisione, si avvicendano lungo la scalinata da un piano all’altro dell’hotel e attraverso i corridoi dei piani. La centralità della donna, nella storia, ha avuto alterne vicende e se Maria Angeles Vila è riuscita a raccontarla sempre con ironia e disincanto, in questo ultimo lavoro si nota un cambio di registro. La fascinazione per il luogo di culto, per le statue, per i millenni di storia, non nasconde il turbamento per la condizione di quelle giovani donne. Ecco allora come le tonalità pastello delle carte, sulle quali in genere l’artista lavora, lasciano il posto ad una colorazione più fredda e acida, riproducendo quell’atmosfera di sospensione e mistero che ancora oggi avvolge il mito delle Vestali.
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