Il sospetto degli investigatori è che dietro le etichette di 'bioedilizia' si nasconda poca sostanza

Dal ‘Giardino Segreto’ di via Lepontina al ‘Bosconavigli’ da 6.400 euro al metro quadrato all’ex scalo San Cristoforo. Passando per ‘Hidden Garden’ (il ‘giardino nascosto’) di Piazza Aspromonte, fino alle ‘Park Towers’ di via Crescenzago 105 che sarebbero “la casa affacciata sul parco”. O ancora la Torre Milano di via Stresa dove si può “vivere l’emozione di stare a un passo dal cielo”. Sono solo alcuni degli slogan ‘bucolici’ con cui sono stati lanciati i progetti immobiliari di Milano. Tutti finiti nel mirino della Procura per il “sistema” di abusi edilizi che secondo i pm Paolo Filippini, Marina Petruzzella, Mauro Clerici e l’aggiunto Tiziana Siciliano avrebbe messo radici nel settore urbanistico-immobiliare.

Così la geografia delle inchieste giudiziarie incrocia una nuova topografia cittadina. Quella che dal 2015 – l’anno di Expo – e ancora più dal 2019 – anno di assegnazione a Milano-Cortina della Olimpiadi invernali – è fatta di riferimenti alla botanica, alla natura, agli obiettivi socio-ambientali in linea con le agende Onu su clima, visione ‘carbon neutral’, e “housing affordable” (alloggi a prezzi accessibili). Il sospetto degli investigatori è che dietro le etichette ‘green’ si nasconda poca sostanza.

Il ‘Giardino Segreto Isola’, sequestrato lunedì mattina dai militari della guardia di finanza, promette di unire “raffinatezza architettonica e lo studio meticoloso degli spazi verdi”. In nome del “lusso” ogni appartamento al piano terra avrà un “giardino privato”. Forse perché – come pronosticato da alcuni think tank e pensatori del settore real estate nei mesi della pandemia – “l’aver vissuto per settimane in case vecchie e senza balconi” sotto covid “cambierà le prospettive di investimento della famiglia”. “Piuttosto che il nuovo modello di Suv – diceva il presidente di Scenari Immobiliari Mario Breglia – meglio una casa con una stanza in più”. O uno spazio all’aperto. Tuttavia – emerge dalla carte acquisite dalla gdf – il cantiere della torre che vuole “abitare il futuro” punta a costruire con un indice edificatorio di 4,47 metri cubi per metro quadrato. È quattro volte e mezzo l’indice che disciplina il nuovo ‘cemento’ previsto dal Piano di governo del territorio di Milano. Vette che si raggiungono con vari escamotage: bonus volumetrici; recupero dei piani interrati fuori terra; “atterraggio” di diritti edificatori da una zona all’altra di Milano. Significa che esiste un ricco mercato di ‘quote’ di cemento che transitano da un quartiere all’altro.

Per i grattacieli sotto inchiesta affacciati sul Parco Lambro, i costruttori di Bluestone hanno comparto quasi 5mila metri quadri di superficie lorda da un lotto in via Frosinone 50 ceduto al Comune di Milano per realizzare servizi. Si trova sotto la tangenziale ovest. Dallo stesso lotto altri costruttori del progetto ‘Residenze LAC – Vivi la natura anche in città’, cioè le 3 torri al Parco delle Cave e un supermercato di Lidl sotto le lenti della Procura, hanno comprato altri 1.400 mq di superficie. Ci sono società che di lavoro non costruiscono alcun palazzo, ma vendono quote edificatorie. La finanza ha acceso un faro anche su queste. C’è infine l’aspetto economico. Qualificare come “ristrutturazione” quelle che per i magistrati sono “nuove costruzioni”, con uno “smembramento della qualificazione giuridica” – scrive il gip Mattia Fiorentini – comporta una serie di “indebiti vantaggi” economici con “profili di danno erariale”: oneri concessori “inferiori al dovuto”; per il costruttore l’Iva agevolata al 10%, invece dell’aliquota ordinaria; per gli acquirenti degli appartamenti che comprano entro 18 mesi dalla fine dei lavori una detrazione di imposta, da distribuire in 10 anni, fino a 96.000 (48mila dal 2025). 

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