Il Tribunale del Riesame partenopeo ha accolto il ricorso di Salvatore Allard che contestava le indagini sulle impronte digitali

Il Tribunale del Riesame di Napoli ha annullato l’ordinanza con la quale il gip del Tribunale partenopeo disponeva la custodia in carcere per Salvatore Allard, 59 anni, uno dei due indagati per l’omicidio del sovrintendente della Polizia di Stato Domenico Attianese, ucciso il 4 dicembre 1986 durante una rapina in una gioielleria nel quartiere Pianura a Napoli. Allard, insieme a Giovanni Rendina, 60 anni, è stato arrestato lo scorso 5 febbraio nell’ambito delle indagini che, attraverso una nuova analisi delle prove scientifiche raccolte 37 anni fa, avevano consentito alla Procura di acquisire nuovi elementi a carico dei due indagati. Nel corso del sopralluogo furono rilevati numerosi frammenti papillari che, dalle comparazioni dattiloscopiche odierne effettuate dalla Polizia Scientifica, grazie alle evoluzioni tecnologiche dell’applicativo Apfis in uso alla Polizia di Stato, hanno permesso di indirizzare le nuove indagini. Il Riesame ha però accolto il ricorso presentato dal difensore di Allard, l’avvocato Domenico Dello Iacono, che in particolare contestava la valenza della revisione delle impronte digitali e il fatto che non fosse esplicitata, da parte della Scientifica, l’indicazione dei sedici punti di sovrapponibilità delle creste papillari, le cosiddette minuzie, tra il rilievo dattiloscopico raccolto e il dito anulare della mano destra di Allard. A seguito dell’udienza celebrata martedì il Tribunale del Riesame ha annullato la misura cautelare disposta nei confronti di Allard, che è stato quindi scarcerato.

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