"È un termine che in questa fase non va usato", ribadisce a LaPresse

“Non sono d’accordo con l’uso della parola che viene urlata nelle piazze ‘no al genocidio’. Il massacro di Hamas del 7 ottobre è stato micidiale, la reazione del governo Netanyahu è sanguinosa, con l’uccisione di bambini, donne e uomini, ma è Netanyahu che non dà retta a nessuno per il cessate il fuoco, neanche al presidente degli Stati Uniti”. Spiega così a LaPresse Roberto Cenati, presidente della sezione Anpi di Milano, la decisione di dare le dimissioni. L’annuncio è stato fatto dallo stesso Cenati all’assemblea dei circoli: si tratta, precisa Cenati, di dimissioni “irrevocabili”. “È un termine che in questa fase non va usato”, torna a ribadire. “Il 9 marzo ci sarà una manifestazione Anpi e Cgil con lo slogan ‘Fermiamo il genocidio’ e, per una mia questione di coerenza personale, non posso dire che non sono d’accordo con il termine e poi partecipare a una manifestazione che l’ha nello slogan. Non mi va di accettare una sorta di ‘pensiero unico’”, ha precisato Cenati. 

“La reazione di Israele è sanguinosa, provoca tante vittime ma l’intenzione è colpire Hamas”, spiega Cenati. “Purtroppo ci vanno di mezzo i civili perché Hamas ha costruito gallerie sotto gli ospedali e altre strutture. Non c’è, a mio avviso, il presupposto per dire che è un genocidio e su questo sono in disaccordo con l’Anpi Nazionale. ‘Fermiamo il genocidio’ è la frase che è contenuta nell’istruttoria del tribunale dell’Aia che è in fase di istruttoria appunto, non c’è una sentenza. Si fosse messo ‘fermiamo il massacro’ o ‘fermiamo la strage’ sarei stato d’accordo”.Tornando al termine ‘genocidio’, Cenati rileva “che questa parola ora è diventata virale e quando una cosa diventa virale difficilmente io sono d’accordo. Quando si usano queste parole vanno meditate. Nel Novecento ci sono stati 4 genocidi: armeni, ebrei, tutsi e in Cambogia, tutti programmati in maniera scientifica”. 

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