Il 50enne era affetto da una grave forma di distrofia muscolare

È morto oggi Stefano Gheller, 50enne affetto da una grave forma di distrofia muscolare e tra i primi ad avere l’ok dal Comitato Etico per il suicidio assistito secondo quanto stabilito dalla sentenza numero 242 del 2019 della Corte costituzionale Cappato/Antoniani. Gheller è morto presso l’ospedale di Bassano dove era ricoverato da giorni per alcune complicazioni respiratorie legate alla sua malattia. Tra i 5 in Italia ad aver avuto l’assenso al suicidio medicalmente assistito, è stato paladino della legge sul fine vita, facendosi portavoce della battaglia sulla norma, bocciata in Veneto nelle scorse settimane.

Il ricordo dell’Associazione Luca Coscioni

“Ci uniamo al dolore della sorella Cristina e a chi ha voluto bene a Stefano. La sua lotta per poter restare fino alla fine libero di poter decidere sulla sua vita, e dunque anche sul suo morire, è stata condotta con coraggio e determinazione letteralmente straordinari. Nonostante gli ostacoli inimmaginabili che ha dovuto affrontare, Stefano ha mantenuto una carica e una serenità contagiosa. Essere riuscito ad ottenere la possibilità di accedere al ‘suicidio assistito’, anche se poi ha seguito una strada diversa, ha rappresentato un precedente fondamentale per le altre persone malate in Veneto e in tutta Italia”. Così Filomena Gallo, Marco Cappato e Diego Silvestri, rispettivamente Segretaria Nazionale, Tesoriere e coordinatore Cellula Padova e Vicenza dell’Associazione Luca Coscioni in ricordo di Stefano Gheller. “Vogliamo anche ricordare la sua determinazione e passione su altri temi legati ai diritti delle persone con disabilità, come per la richiesta di introdurre in Italia la figura dell’assistente sessuale.Siamo grati a Stefano per averci voluti al suo fianco in questi anni. La sua memoria continuerà a nutrire la nostra azione, per le libertà di tutti”, concludono dall’Associazione.

L’amico: “Mancherà tutto di lui”

“Mi mancherà tutto di lui. Stanotte mi sono riletto le nostre conversazioni su WhatsApp. Stefano amava la vita, non voleva soffrire, perché ha visto sua mamma e sapeva che quella sarebbe stata la sua fine e non voleva morire in ospedale”. Così a LaPresse Luca Faccio, tra gli amici più cari di Stefano Gheller. “Qualche politico ha detto che era ‘pro morte’ ma la sua battaglia era perchè ognuno potesse scegliere nella vita. Gli piaceva vivere, uscire, amare, gli piaceva fare tutto”, ricorda ancora. 

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata