La testimonianza al processo contro il filosofo per maltrattamenti aggravati e lesioni aggravate

“Dopo che ha cercato di strangolarmi io gli ho detto ‘pensavo volessi uccidermi‘ e mi ha risposto ‘io in quelle situazioni vorrei ucciderti‘”. Così la 30enne siciliana, ex compagna di Leonardo Caffo, oggi in tribunale a Milano per testimoniare nel processo per maltrattamenti aggravati e lesioni aggravate a carico del filosofo e scrittore siciliano che conviveva con lei a Milano. In quasi 4 ore di udienza la donna ha ricostruito davanti ai giudici del collegio Clemente-Natale-Bianchi della quinta sezione penale gli episodi denunciati nel luglio 2022 che hanno dato il là all’inchiesta. “Mi diceva ‘ti invidio perché sei esattamente ciò di cui scrivo, ce l’ho con la tua famiglia perché invidio l’affetto”, ha raccontato la 30enne, parte civile nel processo, incalzata dalle domande della pm Francesca Gentilini e dai difensori di Caffo, avvocati Filippo Corbetta e Romana Perin. Nel corso dell’udienza la difesa ha prodotto alcune chat e file audio. 

Dopo le violenze presunte sulla compagna Leonardo Caffo avrebbe “finto svenimenti, diceva che gli stava per venire un infarto. Lui faceva finta di svenire e mi diceva ‘chiama l’ambulanza’. Si fermava e stava male”. Lo ha testimoniato questa mattina la 30enne davanti al tribunale di Milano in cui si sta celebrando il processo con l’accusa di “inaudite violenze”, come strangolamenti e calci, e “offese raccapriccianti e umilianti” fino a “far perdere alla vittima la propria dignità” invitandola in più occasioni a uccidersi per non essere riuscita “a fare nulla nella vita”. “Mi diceva continuamente che mi dovevo ammazzare perché sono una fallita, che facevo un favore a tutti”, ha dichiarato la donna davanti ai giudici della quinta sezione penale. Dopo la denuncia del luglio 2022 Caffo sarebbe “andato a parlare” con alcuni amici della ex coppia e avrebbe detto “questa situazione si è fatta brutta, vorrei farla confondere e farla impazzire e buttarla giù dal balcone, penserebbero si sia suicidata”. “Mi ha sempre detto – ha continuato la giovane siciliana – che contro di lui nessuno mi avrebbe creduta, che mi avrebbe fatta passare per pazza, che non sapevo come funzionavano le cose legali e che non avevo le palle per denunciarlo”. 

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