Confimi Industria dichiara: "L'azienda torni itlaiana"

Oltre 6000 lavoratori dell’ex Ilva (secondo i sindacati) stanno sfilando da questa mattina intorno al perimetro dello stabilimento di Taranto. “In corteo ci sono i lavoratori diretti, in cassa integrazione e del mondo degli appalti”. Lo fa sapere la Fim Cisl con riferimento alla manifestazione organizzata a Taranto. “La massiccia adesione dei lavoratori alla mobilitazione di questa mattina deve essere il segnale per il governo di comprendere che i passi che si faranno per salvare l’ex-Ilva dovranno tenere in debita considerazione e tutelare tutti lavoratori diretti e delle imprese, sia come ammortizzatori sociali, sia come tutela delle imprese stesse che devono essere aiutate nel poter traguardare una seconda eventuale insinuazione al passivo qualora il percorso sarà quello dell’amministrazione straordinaria”, dice il segretario nazionale FimValerio D’Alò. “Bisognerà fare presto e bene – sottolinea D’Alò – per risolvere tutti i nodi che tengono bloccato il rilancio di tutti i siti del gruppo ex-Ilva, non solo di Taranto ma di tutto il Paese”.

Così a Restart su Rai3 il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini: “Oggi non solo c’è bisogno che l’Ilva torni a essere pubblica ma, in queste settimane, bisogna scongiurare che ci sia un blocco totale delle attività”, rischio “molto concreto in caso di amministrazione straordinaria”.  “Una grande manifestazione che rivendica la piattaforma messa in campo dai sindacati: la questione ambientale, occupazionale e di rilancio industriale”. Così Francesco Brigati segretario generale Fiom-Cgil di Taranto.

Confimi: “Azienda torni italiana”

Il più grande laminatoio in continuo d’Europa deve tornare in mano all’Italia”. Così Paolo Agnelli, industriale metallurgico e presidente di Confimi Industria ribadisce la solidarietà a lavoratori e aziende subfornitrici, e si appella al governo. “Gli eccellenti industriali italiani del settore sono gli unici che in pochi anni sarebbero in grado di risanare e rilanciare lo stabilimento di Taranto: il governo si impegni a salvaguardare i nuovi entranti dai reati ambientali di cui non sono i diretti responsabili, dando dieci anni di tempo per la bonifica e la trasformazione degli impianti e assicurandone la garanzia sui finanziamenti. Se necessario, anche ponendosi contro alle normative europee”, prosegue Agnelli. E conclude: “Non possiamo sacrificare il nostro sistema industriale in nome di un’Europa priva di spirito solidale e che permette soltanto a qualcuno di fare i propri interessi. Sia l’affare Ilva il segnale che l’industria italiana e l’agricoltura europea possano tornare a operare liberamente senza vincoli non democratici”. 

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