Lo afferma il luogotenente del Ris dei carabinieri, Rosario Casamassima

Serena Mollicone è stata uccisa nell’appartamento della caserma dei carabinieri di Arce. Le tracce di legno e di resina trovate sulla testa della Mollicone non erano state contaminate dall’ambiente esterno dove è stato trovato il cadavere, perché la busta che aveva sulla testa la sigillava. Tutte le 139 tracce generiche, di cui 111 di pelle e bigattini, 23 di legno, 3 di legno e colla e 2 di resina, sono ‘genuine’. È proprio la grande quantità di legno e la poca di resina (vernice) che portano a dedurre che l’arma del delitto è la porta. È quanto è emerso nel corso dell’udienza, davanti ai giudici della corte d’Assise d’Appello di Roma, nel processo per l’omicidio di Serena Mollicone, la 18enne uccisa ad Arce in provincia di Frosinone nel 2001. 

Ris, su Serena tre tracce legno e colla

“Su 24 tracce ritrovate sul nastro che chiudeva alla base il sacchetto di plastica che avvolgeva il capo di Serena, tre erano costituite da legno e colla”. Così il luogotenente del Ris dei carabinieri, Rosario Casamassima, consulente della procura, nel corso dell’udienza del processo sull’omicidio di Serena Mollicone davanti ai giudici della corte d’Assise d’Appello di Roma. “Un campione prelevato sullo sportello della caldaia installata sul balcone di un alloggio della caserma aveva la stessa composizione del frammento sul nastro adesivo che avvolgeva il capo di Serena Mollicone e presentava anche le stesse tracce rosse di ruggine”, ha aggiunto Casamassima.

Il corpo della 18enne venne ritrovato in un bosco il 3 giugno del 2001. Assolti in primo grado cinque imputati, tra cui l’ex comandante della stazione dei Carabinieri di Arce, Franco Mottola, la moglie Anna Maria, il figlio Franco e altri due carabinieri, il vice maresciallo Vincenzo Quatrale e l’appuntato Francesco Suprano, unico imputato presente oggi in aula. Per i giudici del primo grado, che assolsero gli imputati, gli elementi raccolti erano lacunosi e non univoci. La procura di Cassino presentò ricorso in Appello, insieme alle altre parti civili. Il carabiniere Vincenzo Suprano ha presentato una memoria difensiva. La procura appellante indicò nella persona di Santino Tuzi il brigadiere che si suicidò nel 2008, come colui che vide per ultimo Serena Mollicone in vita.

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