La giovane, sul cui corpo sono stati trovati i segni di più di 20 coltellate, era già deceduta quando è stata abbandonata sulle sponde del lago di Barcis

Giulia Cecchettin è morta dissanguata dopo che Filippo Turetta, il suo ex fidanzato, le ha reciso l’aorta con una delle moltissime e profonde coltellate che le ha inferto. Sono questi i primi risultati – secondo quanto è in grado di anticipare LaPresse – dell’autopsia effettuata alla Uoc di Anatomia Patologica dell’università di Padova sul corpo della ragazza. Turetta avrebbe aggredito la giovane prima nel parcheggio di via Aldo Moro a Vigonovo e poi Giulia sarebbe morta subito dopo la seconda lite, avvenuta a Fossò. Quando Turetta l’ha poi abbandonata nella zona del lago di Barcis, in provincia di Pordenone, secondo quanto è in grado di anticipare LaPresse, Giulia era già cadavere. Filippo Turetta ha infierito sul corpo di Giulia Cecchettin mentre era ancora viva con più di 20 coltellate, profonde diversi centimetri. Quelle mortali avrebbero causato la morte di Giulia per emorragia. Durante l’esame autoptico sono stati effettuati, oltre agli esami ematici, anche quelli radiologici come la Tac.

Oggi l’auto di Turetta in Italia

Per cristallizzare le evidenze dell’esame medico, effettuato dal perito medico legale incaricato dalla procura di Venezia Guido Viel dell’equipe medica del professor Angelo Paolo Dei Tos, responsabile della UOC di Anatomia Patologica dell’Università di Padova, nella relazione medico legale, bisognerà collegare ai dati scientifici gli elementi, come gli orari e le date, che sono emersi dalle immagini delle telecamere che hanno immortalato alcune scene dell’aggressione e della fuga della Fiat Grande Punto di Filippo Turetta. La macchina utilizzata per trasportare il corpo e per la fuga, prima in Austria e poi in Germania, arriverà in Italia oggi. All’esame autoptico hanno partecipato anche i consulenti di parte della famiglia Cecchettin, Stefano D’Errico e Stefano Vanin e quello della difesa di Turetta, la dottoressa Monica Cucci.

L’interrogatorio di Filippo Turetta

A 100 km di distanza, nel carcere di Verona, Filippo Turetta ha deciso in un interrogatorio fiume durato 9 ore di fornire la propria versione dei fatti su quello che è successo la sera dell’11 novembre, davanti al pm di Venezia, Andrea Petroni. La procura di Venezia solo dopo i risultati definitivi dell’autopsia sul corpo della studentessa potrebbe aggiungere l’aggravante della crudeltà nel capo d’accusa contestato, così come quella della premeditazione. Per Filippo Turetta ad oggi l’accusa contestata è quella di sequestro di persona, omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere.

 

 

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata