Ogni richiedente asilo dovrà versare l'importo per evitare di essere trattenuto in attesa che la richiesta venga esaminata

Una “garanzia finanziaria di 4.938 euro” da versare per evitare di finire in un Cpr: lo prevede un decreto del Ministero dell’Interno relativo ai richiedenti asilo. Ognuno di loro – si legge – dovrà versare l’importo di quasi 5mila euro per evitare di essere trattenuto all’interno di un Centro di permanenza e rimpatrio fino a che la sua pratica di richiesta di asilo non venga esaminata.

La garanzia finanziaria dovrà garantire al richiedente asilo la disponibilità “per il periodo massimo di trattenimento, pari a 4 settimane (ventotto giorni), di un alloggio adeguato, sul territorio nazionale; della somma occorrente al rimpatrio; di mezzi di sussistenza minimi necessari, a persona”.

Deve essere lo stesso richiedente asilo a versare la ‘garanzia finanziaria’ che, di conseguenza non potrà essere versata da terzi.

Il Pd: “Contrasto con direttive europee”

“L’allungamento dei tempi di convalida e permanenza dei migranti nei Cpr e, da ultimo, l’idea di imporre il pagamento di una cifra (5mila euro) per evitarlo sono in aperto contrasto con la Direttiva europea sui rimpatri, anche alla luce della sentenza di ieri della Corte di Giustizia Ue che ha ribadito le garanzie necessarie da riconoscere alla persona migrante. Il governo Meloni continua a produrre sul tema migrazione idee balzane, inefficaci, disumane, propagandistiche. E purtroppo il globo terracqueo politico se ne sta accorgendo”. Così Antonio Nicita, vicepresidente gruppo Pd Senato, nel corso della due giorni di ‘Crea! L’Italia che faremo’, in programma oggi e domani a Iseo. 

Magi: “Scafismo di Stato”

Parla di “scafismo di Stato” il segretario di + Europa Magi: “La norma del governo che chiede ai richiedenti asilo di versare una somma di 5mila euro per evitare di essere trattenuti all’interno dei Cpr è scafismo di Stato, una tangente discriminatoria, classista e disumana, verso chi scappa da fame e guerre. Ci sarebbe da vergognarsi solo per averlo pensato. Ma c’è di peggio: questa norma è illegale in quanto la Corte di Giustizia europea nel 2020 ha già sanzionato una misura analoga introdotta dall’Ungheria”. 

L’Arci: “Inapplicabile”

Anche l’Arci risponde al governo: “Il governo continua a produrre interventi impraticabili, frutto solo dell’ideologia e della volontà di continuare a negare la realtà. Il decreto che fissa la ‘tassa per la libertà’ di 5 mila euro, che si applicherebbe ad una ampia lista di persone, quelle che possono essere sottoposte alla procedura accelerata, difficilmente troverà applicazione”, dice Filippo Miraglia, responsabile Immigrazione di Arci nazionale. “Sfido – afferma Miraglia – a trovare una persona che arriva dalla Libia o dalla Tunisia o dalla rotta balcanica, capace di attivare una fideiussione di quel valore in Italia o in qualsiasi altro Paese nel tempo previsto dal decreto”.“Come per l’accoglienza, la gestione degli sbarchi e i CPR – aggiunge Miraglia – anche in questo caso si preferisce la propaganda alla gestione corretta di questioni complesse e del tutto prevedibili”.“Con quest’ultimo atto – conclude Miraglia – il governo sembra voler fare concorrenza ai trafficanti, ma non per proporre vie legali d’accesso al territorio, cosa che sarebbe auspicabile, ma chiedendo soldi per liberare i migranti dai centri di detenzione, proprio come fanno le milizie in Libia e non solo. Non sembrano provare vergogna per nulla“, conclude.

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