Lo si legge nel decreto che archivia l'inchiesta. Due dei giudici nominati, Saluzzo e Lotti, negano categoricamente di aver incontrato l'ex legale esterno di Eni

Piero Amara avrebbe influenzato le nomine di “almeno tre magistrati” di vertice delle Procure italiane. Lo scrive la gip di Perugia, Angela Avila, accogliendo la richiesta della Procura di Perugia, guidata da Raffaele Cantone e dei pm Mario Formisano e Gemma Miliani, nelle 120 pagine del decreto di archiviazione dell’inchiesta sulla Loggia Ungheria, indagine a carico dell’ex legale esterno di Eni, Piero Amara, il suo ex socio di studio Giuseppe Calafiore, Vincenzo Armanna, Luigi Bisignani, Denis Verdini, Luigi Pietro Caruso, Alessandro Casali, Alessandro Ferraro e Antonio Serrao per non aver violato la legge Anselmi sulla creazione di associazioni segrete. “Sono almeno tre i magistrati che hanno tentato di procurarsi un incontro con Amara per poter aumentare le chance di vittoria per le loro domande di direttivo all interno della magistratura”, si legge nel decreto. Secondo la gip si tratterebbe del procuratore generale di Torino, Francesco Saluzzo, della pm di Roma Lucia Lotti per la nomina a procuratrice capo di Gela nel 2008 e dell’ex procuratore di Trani e Taranto, Carlo Maria Capristo (oggi a processo per corruzione in atti giudiziari a Potenza), per le nomine nella città jonica e come procuratore generale di Firenze e Perugia, queste ultime due mai avvenute.

Gip: plausibile pranzo Amara-Saluzzo per nomina pg Torino

Secondo il gip che ha archiviato l’inchiesta “appare altamente plausibile” che ci sia stato un pranzo fra l’attuale procuratore generale di Torino, Francesco Saluzzo, l’imprenditore Paolo Torresani, l’ex dirigente del Consiglio di Stato Antonino Serrao, e Piero Amara “in ragione delle sue (di Amara, ndr) entrature all’interno del Csm, note a tutti” per caldeggiare la nomina di Saluzzo a Torino nel 2016. Secondo la Gip, da una serie di riscontri dichiarativi delle persone citate e da una registrazione effettuata di nascosto da Piero Amara nei bagni dell’Hotel Oxford di via Boncompagni a Roma con Serrao, “emerge non solo che il pranzo a casa Torresani c’era stato ma anche che la partecipazione di Amara al pranzo era funzionale alla sponsorizzazione di Saluzzo”. Sarebbe quindi “plausibile che Serrao, compulsato da Torresani, per conto di Saluzzo abbia portato a pranzo Amara”. Oltre alla registrazione segreta, in cui a parlare è principalmente Amara che continua a domandare a Serrao se avesse “mai parlato con nessuno” della “cena riservata io, te e Saluzzo”, il gip dà credito alla tesi della ‘cena’ sempre negata da Saluzzo che, denunciando Amara per calunnia e sostenendo di non conoscerlo, ha parlato al massimo di un pranzo in cui vi era un avvocato da lui “non conosciuto”. Nel decreto di archiviazione il giudice valorizza alcune dichiarazioni: quelle dell’imprenditore, ex giornalista, politico Dc, sindacalista e manager Paolo Torresani, nella cui casa si sarebbe tenuto l’incontro, che ha avuto rapporti con Saluzzo fino al 2018 perché la moglie del magistrato ha lavorato per lui quando era alto dirigente della Stet (Società Finanziaria Telefonica). Torresani ha confermato il pranzo interrogato il 21 luglio 2020 parlando di un fatto avvenuto “5-6 anni prima” e riferendo che Saluzzo avrebbe detto “che teneva molto a essere nominato Procuratore generale di Torino, in buona sostanza disse che chi tra noi a quel tavolo poteva spendere una parola buona la doveva spendere”. Amara disse che “aveva delle conoscenze all’interno della magistratura e poteva aiutarlo”. Antonio Serrao ha confermato il pranzo ma ha detto che fu Torresani a introdurre l’argomento nomina e non Saluzzo, dicendo di “poter arrivare” a una donna all’epoca consigliera del Csm.

Saluzzo: “Ho bloccato appalti socio Amara, la sua è vendetta”

Falsità e vendette incrociate per aver bloccato alcuni appalti del socio. È la versione di Francesco Saluzzo. Parlando a LaPresse, il Pg di Torino – che ha denunciato per calunnia Amara in tre Procure – racconta una vicenda della quale ha allegato documenti nella denuncia: ha “bloccato” alcuni appalti di servizi “per gli uffici giudiziari di Torino, la Corte di appello, la Procura Generale, il Tribunale e la Procura della Repubblica” assegnati alla Exit One dell’imprenditore Ezio Bigotti, faccendiere in rapporti di affari con Amara con il quale ha trascorso vacanze e feste assieme a spese proprie. Vicenda della quale, secondo Saluzzo, Amara si voleva vendicare. Bigotti era imputato di reati contro la pubblica amministrazione e “avendo appreso da notizie sia giornalistiche sia di polizia giudiziaria – scrive Saluzzo nella denuncia – che era coinvolto in vicende ‘sotto lente’, effettuai personalmente accertamenti sulla sua compagine societaria, dopo che la ExitOne era stata ‘estromessa’ dal Mercato elettronico per quelle ragioni”. “Scoprii – aggiunge – attraverso visure ed altri accertamenti, che Bigotti risultava, apparentemente, avere rinunciato alle cariche nella ExitOne ma, in realtà, era socio di maggioranza di un’altra società, la STI che, a sua volta deteneva la quota maggioritaria in ExitOne”. “Riuscii, sulla base di queste evidenze, a far sì che il Ministero provvedesse alla revoca dell’affidamento, nonostante il già avvenuto completamento della procedura. Mi attivai anche a nome degli altri Uffici interessati. L’esito fu, appunto, la revoca dell’affidamento”. Per Saluzzo dietro questa vicenda ci sarebbe la voglia di vendicarsi da parte di Amara. Secondo Amara, invece, uno dei suoi punti di contatto con Saluzzo sarebbe stata proprio la moglie di Ezio Bigotti. Le consigliò di rivolgersi al Procuratore per risolvere problemi inerenti la propria separazione dal marito. Secondo la moglie di Bigotti ciò non è mai avvenuto. Saluzzo ha invece ricordo di una donna sconosciuta che si presentò nel suo ufficio per questi motivi e che venne semplicemente consigliata di rivolgersi ad altri uffici del Tribunale di Torino. In merito all’incontro tra i due, il Gip ha ritenuto “plausibile” che ci sia stato un pranzo fra Amara e Saluzzo proprio a questo scopo. Sentito da LaPresse il Procuratore generale di Torino chiarisce che sarebbe “falso” che Piero Amara lo avrebbe aiutato a essere nominato alla Procura generale di Torino e non ha “alcun ricordo” di un “pranzo o una cena” con lui “anche se non escludo che a Roma qualcuno me lo possa aver fatto conoscere come accade spesso a questi incontri”. Saluzzo ritiene “impossibile”, per le circostanze storiche dell’epoca, che l’ex legale esterno di Eni lo abbia poi fatto su spinta dell’ex vice presidente del Csm, Michele Vietti (da Amara indicato come uno dei capi di Loggia Ungheria e per questo denunciato), perché fra il 2014 e il 2016 Saluzzo e Vietti non si sono parlati proprio in seguito alla nomina a Procuratore ordinario di Torino. A Saluzzo fu preferito il magistrato Armando Spataro e secondo il Pg proprio Vietti sarebbe stato alla base di questa decisione. Per parlare con Cosimo Ferri “non avevo bisogno di Amara, lo conoscevo sicuramente meglio di lui”, spiega Saluzzo con riferimento all’ex capocorrente di Magistratura Indipendente.

Lotti: “Mai cercato di incontrare Amara, è grottesco”

“Certo è che mai ho tentato di procurarmi un incontro con Piero Amara” e “mai Amara mi ha presentato Gianni Tinebra. È tragicamente grottesco“. Così a LaPresse la pm di Roma Lucia Lotti, ex Procuratrice Capo di Gela. “Per me parlano 8 anni di durissimo lavoro a Gela, dal 2008 al 2016, con i miei colleghi, in una realtà difficile – afferma Lotti a LaPresse -. Abbiamo vissuto e lavorato in un modo e in mondo sideralmente distante da giri strani e da Amara, che credo di aver visto l’ultima volta in aula 11 o 12 anni fa” come avvocato.”Ciò che mi ferisce di più in questa assurda storia – dice la pm – è aver tentato di sporcare una esperienza straordinaria, gli sforzi di un intero ufficio. Nulla di nulla che abbia a che vedere con ambienti opachi“. Rispetto all’affermazione di Piero Amara che ha sostenuto di averla “totalmente avuta nella mia disponibilità” per fare gli interessi di Eni a Gela (frase resa ai magistrati di Milano il 12 dicembre 2019 e confluita nell’inchiesta di Perugia appena archiviata), Lotti commenta solo: “22 dirigenti Eni sono ancora a giudizio per disastro ambientale”.

Ex pm Palamara: “Amara non poteva condizionare nomine”

Amara non poteva condizionare le nomine al Consiglio superiore della magistratura”. Così l’ex magistrato Luca Palamara spiega a LaPresse quale era la procedura che veniva adottata al Csm per decidere nomine e incarichi. “Le nomine, durante la mia consiliatura al Csm – continua l’ex pm – avvenivano ed erano pianificate in base ad accordi tra correnti senza che queste venissero condizionate o indotte da condizionamenti esterni”. Riguardo alla figura dell’avvocato Piero Amara, l’ex consigliere del Csm Palamara sottolinea che Amara, nella prossima udienza del 7 ottobre davanti al Gup di Milano dove è accusato di aver calunniato 64 persone “dovrà spiegare e circostanziare dove e quando avrebbe incontrato gli interessati”.

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