L'imprenditore Schmidheiny è accusato della morte di 392 persone

È attesa nel pomeriggio la sentenza per il processo Eternit bis alla Corte d’Assise di Novara, che vede imputato l’imprenditore Stephan Schmidheiny, accusato di omicidio volontario con dolo eventuale per la morte di 392 persone, tra cittadini e lavoratori, a Casale Monferrato: una vera e propria strage tra il 1975 e il 1986 dovuta agli effetti dell’amianto. I pm Gianfranco Colace e Mariagiovanna Compare hanno chiesto l’ergastolo, le difese l’assoluzione. La sentenza arriva a due anni dalla prima udienza che fu il 9 giugno 2021. Oggi a Novara presenti diversi parenti delle vittime, arrivati in pullman da Casale, accompagnati dall’Afeva (l’Associazione vittime dell’amianto) per assistere alla lettura del verdetto. 

Oltre ai familiari delle vittime, è presente anche il sindaco di Casale Monferrato Federico Riboldi, con la fascia tricolore. Durante le repliche in Aula, prima che la Corte si ritirasse in camera di consiglio, l’avvocato di parte civile Maurizio Riverditi ha dichiarato: “Di fronte al dubbio, l’imputato non ha pensato di fermarsi ed eliminare il dubbio, ha pensato di continuare nonostante il dubbio. E se quelle persone, 392, fossero i nostri figli, diremmo che Schmidheiny è un’omicida”.

Il sindaco di Casale Monferrato

“La giornata è storica perché la città è unita in un intento che non è quello della vendetta ma della giustizia. Per fare sì che chi mette davanti l’arricchimento personale alla salute delle persone non possa avere cittadinanza in Italia e a livello globale. Questo è quello che è accaduto a Casale Monferrato, dove c’è chi si è arricchito alle spalle di migliaia di famiglie e morti e quando non ha più potuto produrre ha abbandonato, fuggendo come un ladro, la fabbrica, con il suo carico di morte”. Così a LaPresse il sindaco di Casale Monferrato Federico Riboldi.

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