Inziativa di Articolo 21 e Fnsi. L'Italia attende l'estradizione dei quattro alti ufficiali

Il 31 maggio ci sarà la prima udienza del processo per la morte di Giulio Regeni. I quattro nomi degli imputati accusati delle sevizie e dell’omicidio di Giulio Regeni sono affissi sui muri davanti all’ambasciata d’Egitto a Roma. Un monito, ma anche una denuncia di “indifferenza” da parte delle istituzioni italiane lanciato dalle tante voci a sostegno della verità sulla morte di Giulio Regeni, dal cosiddetto popolo giallo alla “scorta” mediatica di Giulio che si sono dati appuntamento a Roma e in contemporanea davanti al consolato egiziano a Milano. “Siamo davanti all’ambasciata perché la smettano di dire che non conoscono gli imputati per la morte di Giulio Regeni, tutti alti ufficiali, amici del dittatore egiziano, attesi a Roma per il 31 maggio per la prima udienza a loro carico. Non devono esserci alibi”, avverte Giuseppe Giulietti presidente di Art. 21. “Si presentassero in tribunale perché qui c’è un ragazzo rapito, torturato e ucciso. Vari governi di diverso colore hanno mostrato indifferenza. Gli interessi nazionali sono superiori alla verità e questo non è accettabile”. “L’appello è da oggi fino al 31 maggio. Ricordate i quattro nomi degli imputati per dare verità alla morte di Regeni. Dobbiamo caricarci un dovere quotidiano e cioè scandire i nomi dei quattro imputati della morte del ricercatore italiano”, aggiunge Vittorio di Trapani, presidente della Fnsi. “Per noi la vicenda Regeni rappresenta l’attacco a un collega, alla libertà accademica. Questo significa per noi veder un morto sul lavoro perché per noi ricerca è lavoro. La sua morte è un attacco alla conoscenza“, è invece l’accusa di Diego Baldoni, presidente Associazione dottorandi e dottori di ricerca d’Italia. Nel corso della manifestazione è stata anche letta una lettera inviata dai genitori di Giulio Regeni: “Sono ormai più di sette lunghi e dolorosi anni che noi, assieme alla scorta mediatica e al popolo giallo, chiediamo verità e giustizia processuale per il barbaro omicidio di Giulio Regeni. È tempo che l’Egitto, dopo innumerevoli vane promesse, collabori con il nostro governo, ed è tempo che il nostro governo pretenda senza se e senza ma che i quattro imputati per il sequestro, le torture e l’uccisione di Giulio compaiano alla prossima udienza il 31 maggio!”.

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