Il padre non si collega, ancora, al processo

Nuova udienza del processo per la scomparsa di Saman Abbas, la 18enne di origini pachistane e residente a Novellara (Reggio Emilia) sparita nella primavera del 2021 e trovata senza vita nell’inverno scorso. Ancora ‘assente’ il padre, Shabbar Abbas, detenuto in Pakistan, la cui posizione è stata ‘separata’, come confermato dalla Corte, perché mancando il videocollegamento, di fatto, non era presente in aula. L’uomo, insieme alla moglie, ancora latitante, e ad altri tre parenti (uno zio e due cugini), è indagato per l’omicidio della figlia, che si era opposta a un matrimonio forzato.

L’udienza è comunque andata avanti. Oggi sono stati sentiti diversi testimoni, tra cui due assistenti sociali, che hanno conosciuto il nucleo familiare e la ragazza nel 2020. La prima, che lavorava in tutela minori a Novellara, ha ricostruito i suoi incontri con la famiglia Abbas raccontando che cosa accadde dopo l’allontanamento volontario della 18enne in Belgio. La ragazza allora prese un treno che da Novellara l’avrebbe condotta prima a Reggio Emilia, poi a Bologna, a Milano, in Francia e, infine, in Belgio. Secondo quanto riferito, la giovane avrebbe detto all’assistente sociale di essere stata picchiata dal padre, il quale le avrebbe lanciato un coltello (che colpì il fratellino a una mano). “Raccontava che il padre era un uomo violento, che aveva picchiato lei, soprattutto quando si era arrabbiato perché era andata in Belgio – ha spiegato l’operatrice sociale -. Saman aveva raccontato che lui picchiava la mamma e che alcune volte era successo che le lasciasse fuori casa, al freddo e di notte”.

La seconda assistente sociale ascoltata in aula, invece, ha rivelato che il fidanzato della 18enne sarebbe stato in possesso di un messaggio vocale dello zio (che, però non sarebbe lo stesso zio imputato, Danish Hasnain) in cui diceva: “Prima che scappi di nuovo ammazzatela”. Saqib, che nella stessa circostanza aveva detto all’assistente sociale di essere in possesso anche di una foto della ragazza in cui erano evidenti alcune lesioni del volto, le aveva riferito anche che la fidanzata lo aveva avvisato che, se non si fosse fatta più sentire era perché le avevano fatto qualcosa.

Tra le persone sentite, oggi, anche il luogotenente dei carabinieri, Vincenzo Pagliaroli, che ha ricostruito quando il ragazzo, nel maggio 2021, si era presentato spontaneamente in caserma raccontando di non aver avuto più notizie della fidanzata. Secondo quanto riferito da Pagliaroli, in quell’occasione, il giovane era apparso “molto provato e sofferente e molto impaurito”.

“Ciò che emerge da quanto ha raccontato una delle assistenti sociali è che Saman, oltre a essere obbligata a sposare un uomo che non voleva, reato procedibile d’ufficio e punito da 1 a 5 anni, era anche una donna che ha riferito di essere maltrattata e anche i maltrattamenti sono un reato procedibile d’ufficio – ha commentato Teresa Manente, avvocato di Differenza donna- . La situazione è stata sottovalutata”.

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