Blitz dei carabinieri del Ros, Rosalia Messina Denaro è stata fermata con l'accusa di associazione mafiosa. Gestiva la rete dei pizzini e la cassa del clan

I carabinieri del Ros hanno arrestato questa notte Rosalia Messina Denaro, la sorella di Matteo Messina Denaro, per associazione mafiosa. I militari hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Palermo su richiesta del procuratore aggiunto della Dda Paolo Guido. L’operazione è la prosecuzione dell’indagine che ha portato alla cattura dell’ex superlatitante, del suo autista Giovanni Luppino, del favoreggiatore Andrea Bonafede, del medico di Campobello di Mazara Alfonso Tumbarello e di un secondo Andrea Bonafede, il postino delle ricette mediche del boss.

 

Gestiva la rete di pizzini e la cassa del superlatitante Matteo Messina Denaro. Per i magistrati della Dda coordinati dal procuratore Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido, Rosalia Messina Denaro è la custode dei segreti dell’ultimo dei corleonesi. La donna forniva il denaro, soprattutto contante, per la latitanza del fratello e smistava la corrispondenza con gli altri boss siciliani. Il marito di Rosalia Messina Denaro, Filippo Guttadauro è già in carcere come il figlio Francesco Guttadauro. La figlia Lorenza Guttadauro, invece, è l’avvocatessa che difende l’ex primula rossa.

Rosalia Messina Denaro, sorella dell’ex latitante, arrestata stamattina è stata portata al carcere Pagliarelli di Palermo. Secondo quanto si apprende, probabilmente non sarà la destinazione definitiva.

Pizzini trovati nel covo e a casa della sorella

I pizzini che hanno portato all’arresto di Rosalia Messina Denaro, la sorella di Matteo Messina Denaro, sono stati trovati in parte nel covo di vicolo San Vito a Campobello di Mazara e in parte nella casa della sorella, la storica abitazione della famiglia, in via Alberto Mario a Castelvetrano. L’operazione che ha portato all’arresto di Rosalia Messina Denaro è stata condotta dai carabinieri del Ros, dai militari del comando provinciale di Trapani, supportati dallo squadrone eliportato dei Cacciatori di Sicilia. La misura cautelare è stata disposta dal gip di Palermo Alfredo Montalto. Subito dopo l’arresto sono scattate decine di perquisizioni in provincia di Trapani.

Pizzino nascosto a casa della sorella portò all’arresto del boss

Un pizzino nascosto in una sedia della casa di Rosalia Messina Denaro lo scorso dicembre diede l’input per la cattura del superlatitante. Lo scoprirono i militari del Ros mentre piazzavano alcune cimici nella casa della donna. Il biglietto, scritto da Rosalia conteneva la descrizione dettagliata delle condizioni cliniche di Matteo Messina Denaro. Con la diagnosi precisa poi i carabinieri del Ros e i magistrati della Dda guidati dal procuratore Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido hanno cominciato a scandagliare il database del sistema sanitario nazionale per trovare le persone affette da quel tumore di un’età compatibile e in Sicilia. Una ricerca che poco alla volta ha portato al nome di Andrea Bonafede. Il riscontro finale è arrivato controllando le celle del telefono del vero Andrea Bonafede ed è emerso che al momento delle operazioni a Mazara del Vallo e a Palermo il suo telefono era a casa funzionante. 

In pizzini boss nome sorella era ‘Fragolone’ 

“Il Pubblico Ministero, poi, ha convincentemente ricostruito le ragioni che, ancora in termini di sicura gravità indiziaria, inducono ad individuare nella indagata Messina Denaro Rosalia il soggetto indicato in codice col nome convenzionale ‘Fragolone‘”. È quanto si legge nella misura cautelare con cui il gip di Palermo ha disposto l’arresto di Rosalia Messina Denaro, sorella dell’ex latitante. Tale identificazione – scive il gip- è stata tratta, in sintesi, dal raffronto dei ‘pizzini’ rinvenuti nella abitazione del latitante e quelli conispondenti rinvenuti nelle abitazioni sopra indicate della odie1na indagata Messina Denaro Rosalia”. Il boss nonostante utilizzasse in alcuni pizzini il termine amico si spiegano “con l’abilità dimostrata da Messina Denaro Matteo, sin dai tempi delle sue comunicazioni con Vaccarino Antonio di tentare di sviare gli investigatori nel caso di rinvenimento dei ‘pizzini’ e, dunque, nel caso specifico, di salvaguardare la sorella assicurandole un’identità diversa allorché avrebbe dovuto occuparsi degli affari più strettamente di interesse del ‘capo’ dell’organizzazione mafiosa”. Ma per il gip anche se si dovesse dubitare di questa identificazione “non verrebbe meno il ruolo centrale e nodale svolto dall’indagata nelle comunicazioni tra il latitante, posto al vertice assoluto dell’organizzazione mafiosa operante quanto meno nella provincia di Trapani, e i sodali che Messina Denaro Matteo non aveva modo di contattare personalmente per le cautele connesse al suo stato di latitanza ed alle incessanti ricerche da patte delle Forze dell’Ordine. È evidente, infatti, in tal caso, che Messina Denaro Rosalia avrebbe fatto da tramite tra Messina Denaro Matteo e ‘Fragolone’ ben conoscendo i contenuti delle comunicazioni e, dunque, manifestando comunque la piena compartecipazione nelle vicende concernenti il ruolo del fratello anche nell’ambito dell’associazione mafiosa”.

Per sorella ‘boss perseguitati da magistratura’

“In uno dei tanti ‘pizzini’ rinvenuti nella casa familiare Rosalia non esitava a scagliarsi contro i contenuti di una trasmissione su Rainews 24, che aveva dato notizia il 3 agosto 2015 dell’esecuzione di una misura cautelare a carico di un ristretto numero di uomini d’onore che in quel momento gestivano la catena dei ‘pizzini’ da e per il latitante”. Al di là della violenza delle espressioni utilizzate ( ‘fanno schifo… ti insultano, dopo avere arrestato persone a te care, lo fanno apposta…’), in questa sede rileva l’evidente contributo della donna finalizzato a rafforzare la determinazione del Messina Denaro nel continuare a essere a capo di una organizzazione così feroce e violenta, di cui ella stessa sentiva di far parte, ignorando e tacciando di persecuzione le iniziative giudiziarie per disarticolare l’organizzazione”. È quanto si legge nella misura cautelare con cui il gip di Palermo ha disposto l’arresto di Rosalia Messina Denaro, sorella dell’ex latitante.

Gip: “Forse incontri con la sorella” 

“La progressione investigativa che ha condotto allo storico risultato della cattura dell’ultimo grande stragista è stata originata da uno scritto, improvvidamente custodito, sebbene abilmente occultato, proprio da ‘Rosetta’. Il che dimostra che la donna era stata passo passo resa edotta dal latitante negli ultimi due anni e mezzo della scoperta della malattia- e di tutti i successivi interventi chirurgici, avendo avuto probabilmente più volte occasioni per incontrarlo di persona e sincerarsi delle sue condizioni di salute”. È quanto si legge nella misura cautelare con cui il gip di Palermo ha disposto l’arresto di Rosalia Messina Denaro, sorella dell’ex latitante. L’appunto in questione fotografato il 6 dicembre 2022 “veniva rinvenuto puntualmente durante la perquisizione all’interno dell’abitazione di Rosalia Messina Denaro svolta il giorno dell’arresto del latitante. E veniva rinvenuto esattamente nella stessa intercapedine ove la polizia giudiziaria il 6 dicembre precedente aveva provato a installare una microspia autoalimentata, cioè nella stessa gamba vuota della sedia ove era stato fugacemente visto e fotografato quel giorno”, si legge nell’ordinanza. Per il gip è “dunque certo che sia stata Rosalia ad annotare sul ‘pizzino’ di volta in volta progressione della malattia, delle cure effettuate e delle condizioni fisiche del fratello; ed è altrettanto certo che la scelta di conservare un grezzo diario clinico di Messina Denaro ha di fatto consentito alla polizia giudiziaria di acquisire fondamentali e decisive informazioni sulla possibilità di localizzare il latitante”.

Gip: “Sorella importantissimo punto di snodo” 

“Messina Denaro Rosalia ha costituito un importantissimo punto di snodo delle comunicazioni del fratello latitante, non soltanto con i membri della sua famiglia di origine (fatto che, di per sé, sarebbe privo di rilevanza penale), ma, soprattutto, ed è ciò che qui rileva, con un elevato numero di soggetti a vario titolo coinvolti nelle attività di interesse dell’associazione mafiosa ‘Cosa Nostra’ operante nel territorio di Castelvetrano e comuni limitrofi di cui il latitante medesimo costituiva – ed ha continuato a costituire sino al suo arresto – il vertice incontestato ed incontrastato”. È quanto si legge nella misura cautelare con cui il gip di Palermo ha disposto l’arresto di Rosalia Messina Denaro, sorella dell’ex latitante. Per il gip Rosalia era per il capo mafia “paziente tessitrice dei conflitti tra i parenti, di riservata veicolatrice delle decisioni del latitante su questioni di carattere familiare, nonché di vera e propria cassiera, incaricata dal fratello di ricevere ingenti somme di denaro, di custodirle, rendicontarle e all’occorrenza distribuirle. E, infine ma non per ultimo, di canale di smistamento dei ‘pizzini’ tra il latitante e altri associati mafiosi”.

Gip: “Sorella non ha distrutto pizzini, ecco la falla” 

L’esigenza di comunicare più velocemente per fronteggiare l’avanzata del tumore è alla base della falla nel sistema di comunicazione fra Matteo Messina Denaro e i suoi familiari e favoreggiatori. Il gip Alfredo Montalto nell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti della sorella Rosalia Messina Denaro, arrestata questa notte per associazione mafiosa, la definisce così: “il sistema del latitante castelvetranese, che si era presentato in altre occasioni ancora più impenetrabile e complesso rispetto a quello degli altri grandi capi di Cosa nostra, ha trovato in questa occasione una imprevista falla”. La falla sono i pizzini trovati nel covo di vicolo San Vito a Campobello di Mazara e a casa della sorella. Pizzini che fino a qualche anno fa sarebbero stati distrutti per evitare che fossero trovati dagli inquirenti. Sul punto il gip scrive: “Tuttavia, se tale ferrea regola non è stata comprensibilmente osservata da Messina Denaro (poiché egli non poteva consentirsi di osservarla, avendo la necessità di dialogare in termini più brevi e con minori precauzioni con i suoi familiari, e talvolta di conservare la “posta” – soprattutto quella in uscita – come promemoria delle innumerevoli faccende che gli venivano sottoposte), al contempo invece la sorella Rosalia ha colpevolmente evitato di distruggere alcuni dei “pizzini” ricevuti dal fratello o comunque, ne ha trascritto il contenuto su appunti manoscritti e occultati nella sua abitazione in Castelvetrano e nella sua casa di campagna a Contrada Strasatti di Campobello di Mazara”. 

Gip: “La sorella gestiva la cassa del clan”

Rosalia Messina Denaro era la “cassiera, incaricata dal fratello di ricevere ingenti somme di denaro, di custodirle, rendicontarle e all’occorrenza distribuirle”. È quanto si legge nella misura cautelare con cui il gip di Palermo ha disposto l’arresto di Rosalia Messina Denaro, sorella dell’ex latitante e un “documento di assoluta chiarezza” in tal senso è rappresentato da “quello rinvenuto nell’abitazione di Rosetta a via Alberto Mario”. “Sempre nella gamba della sedia presente nel salone della casa (ove abitualmente la donna è solita stirare), veniva trovato – minuziosamente occultato insieme ad altri – un ‘pizzino’ attribuibile all’evidenza all’allora latitante”, scrive il Gip. Pizzino nel quale Messina Denaro ricorda al destinatario “l’esistenza di una grossa provvista (€ 64.100} e le spese già affrontate (€ 12.400} con riferimento ad un periodo appena trascorso. E altrettanto univoco è l’ordine che impartisce a chi avrebbe ricevuto il ‘pizzino’ su quanto spendere per il periodo successivo (‘per il prossimo periodo devi spendere di nuovo 12.400’ ). Tale espressione rivela con certezza- scrive il gip- l’esistenza di un fondo riservato: il tenore della espressione ‘devi’ (e non puoi) lascia certamente intendere che trattasi di somme da utilizzare non per il personale soddisfacimento di chi le aveva in custodia, ossia il destinatario del ‘pizzino’, ma assai verosimilmente doveva essere costui a sua volta a distribuire il denaro a terzi”. “La cassa- per il gip- è espressione oramai divenuta notoria con la quale le famiglie di Cosa nostra indicano la giacenza alimentata dai proventi illeciti di denaro in contanti, pronto a essere utilizzato, con cui il gruppo, l’articolazione o il mandamento mafioso fa fronte alle spese per i detenuti, per le loro famiglie, per gli onorari dei legali e più in generale per i bisogni degli associati”. 

Boss informato su sistemi di intercettazione più moderni 

Matteo Messina Denaro era a conoscenza del sistema utilizzato dagli inquirenti per trasmettere il segnale delle cimici e delle microspie. In un pizzino alla sorella spiega nel dettaglio tutti i passaggi, soffermandosi sulle “cassette di rilancio segnale”, un sistema utilizzato proprio dagli inquirenti palermitani. Il gip Alfredo Montalto sottolinea nell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti della sorella del boss, Rosalia Messina Denaro, come “in attesa di analizzarne più compiutamente il contenuto e i suoi possibili riferimenti, può da subito evidenziarsi che l’evidente tecnicismo lessicale utilizzato (ad esempio quando fa riferimento alle “cassette di rilancio segnale” che vengono impiegate per occultare la trasmissione dei segnali audio e video), fa senza dubbio ipotizzare il potenziale coinvolgimento di appartenenti alle forze dell’ordine o di specialisti forniti di uno specifico know how nel settore, unici in possesso di tali preziose informazioni”. Per i magistrati dunque potrebbe esserci qualcuno che informava il boss degli ultimi ritrovati tecnologici utilizzati dalle forze dell’ordine per controllare la sua famiglia. 

Pizzino del boss: “Mia figlia degenerata”  

“In un lungo ‘pizzino’ recante la data ’15 marzo 2022′, ritrovato sempre in copia nel covo di Campobello, e indirizzato a tutte le sorelle, Messina Denaro affrontava temi familiari, in particolare riferibili alla figlia Lorenza”. È quanto si legge nella misura cautelare con cui il gip di Palermo ha disposto l’arresto di Rosalia Messina Denaro, sorella dell’ex latitante. Il capomafia racconta nel pizzino di aver letto il necrologio che la nipote del mafioso Leonardo Bonafede aveva fatto dopo la morte del nonno. “Leonardo Bonafede era un amico di nostro padre, lo conoscevo pure io comunque. È morto qualche anno fa. La ‘Martina’ che si firma, io non la conosco ma è la nipote. Anche se non le conosco queste nuove generazioni, mi sono sempre tenuto informato sui familiari di chi è combinato -come noi, per sapere che fine hanno fatto. Ah, questa ragazza è cresciuta senza padre, lo arrestarono il padre quando-lei era molto piccola e non è ancora uscito visto che ha l’ergastolo”, scrive Messina Denaro affermando che questa ragazza “è poco più grande di Lorenza, quindi stessa generazione, e sicuramente si conoscono anche perché andavano nello stesso liceo negli stessi anni. Quello che so di questa ragazza: è cresciuta con la madre, avranno avuto ‘incomprensioni’ ovviamente, ma ha studiato, ha fatto il liceo scientifico, poi si è laureata in architettura credo, ed oggi lavora sfruttando la sua laurea. Fu sempre fidanzata con lo stesso ragazzo un paio di anni fa si è sposata con lo stesso, e la scorsa estate ha avuto una bambina”, si legge nel pizzino. “Vi ho raccontato la storia di lei perché ha fatto il necrologio, ma vi potrei raccontare la storia di tante con il padre assente e della stessa generazione, perché sono informato di tutte quelle a cui manca il padre. Ebbene, nessuno ha fatto la fine di Lorenza, sono tutte sistemate, che voglio dire? È l’ambiente in cui cresci che ti forma, e lei è cresciuta molo male. Ma la cosa che mi ha fatto più senso è la frase finale di questa Martina, mi ha colpito questa frase ed è per questa frase che vi sto scrivendo. Lei dice: ‘Onorata di appartenerti’ al nonno. Ma lo capite!?!”. Per il boss quindi “la mancanza del padre non è per sè motivo di degenerazione educativa, è solo Lorenza che è degerenata nell’intimo, le altre di cui so sono tutte cresciute onestamente”. 

Pizzini boss: “Se c’è pericolo metti straccio a finestra”

“Nel caso di Condor (incaricato di trasportare i pizzini, ndr) c’è qualcosa che non va, devi mettere questo segnale che ti allego al disegno 1. Conosci il posto. Metti a stendere uno straccio o più stracci, il colore non importa, io lì ho dipinto di blu, ma può essere di qualsiasi colore. Messo in quel posto reparto se ne accorge da lontano e non si avvicinerà ed andrà via. Naturalmente se accade ciò si perdono i contatti quindi devi essere sicuro che ci sia qualcosa che non va, non vorrei perdere i contatti per un falso allarme”. È quanto si legge nella misura cautelare con cui il gip di Palermo ha disposto l’arresto di Rosalia Messina Denaro, sorella dell’ex latitante. Nel pizzino Messina Denaro “dava incarico alla sorella di predisporre un adeguato segnale (‘uno straccio oppure più stracci’) idoneo a far capire agevolmente a ‘Reparto’ che, ove si fosse presentato improvvisamente qualche rischio di essere visti dalle forze dell’ordine nel ritirare il denaro e le chiavi, avrebbe dovuto soprassedere e immediatamente allontanarsi”. Rosetta alias Fragolone nel pizzino datato 9 maggio 2022 riceve indicazioni sul “segnale di pericolo da utilizzare per bloccare il mafioso di turno, nel caso in cui ella avesse percepito il rischio di essere osservati dalla polizia giudiziaria”. “Accorgimenti che sembrano corrispondere a quelli posti in essere da Messina Denaro Rosalia nella casa di campagna di contrada Strasatto in particolar modo nel periodo dal 17 al 20 maggio 2022”, conclude il gip. 

Boss: “Noi figli di Sicilia perseguitati come canaglie” 

In un ‘pizzino’, custodito ben occultato da Rosalia nella casa di campagna a Campobello e riprodotto in altro ‘pizzino’ rinvenuto nella solita sedia di via Alberto Mario, Matteo Messina Denaro scriveva “essere incriminati di mafiosità arrivati a questo punto lo ritengo un onore. Siamo stati perseguitati come fossimo canaglie trattati come se non fossimo della razza umana. Siamo diventati una etnia da cancellare. Siamo figli di questa terra di Sicilia, stanchi di essere sopraffatti da uno Stato, prima piemontese e poi romano, che non riconosciamo. Siamo siciliani e tali volevamo restare. Hanno costruito una grande bugia per il popolo, noi il male loro il bene. Hanno affamato la nostra terra con questa bugia”. Per il boss “ogni volta che c’è un nuovo arresto si allarga l’albo degli uomini e donne che soffrono per questa terra, si entra a far parte di una comunità che dimostra di non lasciar passare l’insulto, l’infamia, l’oppressione, la violenza. Questo siamo ed un giorno ne sono convinto tutto ci sarà riconosciuto e la storia ci restituirà quello che ci hanno tolto in vita”. È quanto si legge nella misura cautelare con cui il gip di Palermo ha disposto l’arresto di Rosalia Messina Denaro, sorella dell’ex latitante che riporta “li testo dello scritto, redatto il 15 dicembre 2013 da Messina Denaro e idealmente indirizzato alla sorella Patrizia e al nipote Francesco (figlio di Rosalia, giust’appunto)”. 

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