Anche l'armatore Vincenzo Onorato nell'nchiesta della Procura di Milano: nel mirino i contratti pubblicitari sottoscritti nel 2018 e nel 2019 con la compagnia di navigazione

Una “illecita mediazione” di Beppe Grillo nei confronti di “parlamentari in carica” del M5S per favorire Moby, ‘pagata’ sotto forma di ricchi contratti pubblicitari per promuovere la compagnia di navigazione. È questo lo schema che emerge dell’inchiesta della Procura di Milano per traffico di influenze illecite, che ha portato all’iscrizione del fondatore del M5S e dell’armatore Vincenzo Onorato nel registro degli indagati.

A portare il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e il pm Cristina Roveda ad indagare su Grillo e Onorato sono state alcune chat ritrovate sul telefono dell’armatore nel corso di una perquisizione effettuata nella sede della compagnia di navigazione, nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Firenze sulla Fondazione Open di Matteo Renzi.

Negli scambi tra l’imprenditore e il comico, che si conoscono da anni, gli inquirenti milanesi hanno rintracciato “elementi che fanno ritenere illecita” la sua “mediazione” con esponenti anche di spicco del suo partito, perché “finalizzata ad orientare l’azione pubblica dei pubblici ufficiali in senso favorevole agli interessi del gruppo Moby”, scrivono i pm milanesi in un passaggio del decreto perquisizione che ha portato la Guardia di Finanza nelle sedi della Beppe Grillo Srl e della Casaleggio e Associati.

Altri elementi utili, poi, sono emersi degli accertamenti effettuati dalla Procura sulla situazione patrimoniale e debitoria di Moby, in concordato preventivo dallo scorso luglio. Nel lungo elenco di documenti prodotti dalla società nel tentativo di evitare l’amministrazione controllata (chiesta invece dal pm Roberto Fontana) sono anche elencati alcuni versamenti “anomali” a fondazioni e società legate a partiti ed esponenti politici. Tra i destinatari, oltre alla Beppe Grillo Srl, compariva anche Fondazione Open di Renzi che avrebbe ricevuto circa 200 mila euro. Nell’elenco contenuto nella proposta di concordato preventivo in continuità di Moby, sono riepilogati anche altri contributi tra cui 100mila euro a Fondazione Change del governatore della Liguria Giovanni Toti, 80mila al Pd, 10mila a Fratelli d’Italia.

Tornando al M5S, nell’ipotesi dei pm milanesi Grillo favorire l’armatore, dopo aver “ricevuto da Vincenzo Onorato richieste di interventi in favore di Moby”, “ha veicolato a parlamentari in carica appartenenti” al suo partito quelle istanze, per poi “trasferire” all’armatore “le risposte dalla parte politica o i contatti diretti” degli esponenti pentastellati.

Una intermediazione che, sempre stando all’ipotesi dell’accusa, Onorato avrebbe pagato a caro prezzo. Tra il 2018 e il 2019, infatti, la Moby ha stipulato un “accordo di partnership” con la Beppe Grillo Srl per la “diffusione su canali virtuali, quali il sito www.beppegrillo.it, di ‘contenuti redazionali’ per il marchio Moby”. Il compenso pattuito è di 120mila euro all’anno, anche se poi negli accordi per il concordato preventivo il blog di Grillo viene indicato come creditore per la più modesta cifra di 73.200 euro.

Anche con la Casaleggio Associati la compagnia di navigazione si accorda per “la stesura di un piano strategico” e “la gestione di iniziative volte a sensibilizzare l’opinione pubblica e gli stakeholder del settore marittimo sulla limitazione dei benefici fiscali del Registro Internazionale alle sole navi che imbarcano equipaggi italiani o comunitari” sfociata nella campagna pubblicitaria “io navigo Italiano”. In questo caso la cifra stabilita è di 600 mila euro all’anno per il periodo che va dal 2018 al 2020, di cui 250 mila da versare il primo anno in caso di obiettivo raggiunto. Anche con la società di consulenza di Davide Casaleggio, figlio cofondatore del M5S Gianroberto e all’epoca gestore della piattaforma Rousseau, gli accordi però probabilmente vengono rivisti in corso d’opera. Nella procedura di concordato preventivo, infatti, alla Casaleggio Associati viene riconosciuto un credito di ‘soli’ 300.107 euro.

Cifre a parte, quello su cui si sono concentrati gli inquirenti milanesi è il meccanismo dietro al quale potrebbero celarsi ingerenze di Grillo su esponenti del suo partito nella gestione della crisi aziendale della Moby.

Crisi tutt’altro che scongiurata dato che il 20 gennaio il gruppo dovrà comparire davanti al Tribunale di Milano e sottoporre ai giudici una versione aggiornata dal piano di ristrutturazione del debito da sottoporre al voto dei creditori.

Nel corso delle perquisizioni, le Fiamme Gialle hanno acquisito documenti, materiale informatico, file contenuti nei database e nel cloud della Beppe Grillo Srl e della Casaleggio Associati. Le uomini del nucleo di polizia economico e tributario della Guardai di Finanza di Milano hanno anche perquisito le abitazioni di Achille Onorato, amministratore delegato della Moby e figlio di Vincenzo, e di altre 4 persone, dipendenti della compagnia di navigazione e delle due società legate al M5s. Nessuno di loro al momento risulta indagato, ma hanno “stretti collegamenti personali o professionali” con Grillo e Vincenzo Onorato.

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