Chiedono uno slittamento dell'entrata in vigore del green pass sul posto di lavoro, previsto per venerdì 15 ottobre

Chiedono uno slittamento dell’entrata in vigore del green pass sul posto di lavoro, previsto per venerdì 15 ottobre, pena il blocco totale dei porti italiani. O almeno, quello di Trieste è pronto allo stop delle operazioni. Il 40% dei portuali non risulta infatti vaccinato, secondo quanto afferma il portavoce triestino, Stefano Puzzer, che annuncia blocchi in altri porti italiani come Genova o Gioia Tauro. Uno stop che si prevede possa andare avanti a ‘oltranza’ come minacciato dal comitato dei lavoratori del Porto (Clpt). Una miccia che rischia di incendiare tutto l’indotto, dagli spedizionieri alla logistica, con danni definiti “irreparabili” all’economia, soprattutto se il fronte della protesta contro l’obbligatorietà del certificato verde si estendesse alle autostrade.

“Non abbiamo parlato di fermo, perché noi rispettiamo le leggi dello Stato. Ma diciamo che non vogliamo essere penalizzati sulla concorrenza, per cui valuteremo la possibilità di dire alle imprese italiane colpite dall’obbligo di non effettuare i servizi di trasporto”, chiarisce a LaPresse il presidente di Conftrasporto-Confcommercio Paolo Uggé, che teme la concorrenza degli autotrasportatori esteri che potranno venire in Italia senza il green pass. La strada da seguire, secondo il presidente di Conftrasporto, è quella di “continuare con il protocollo sulla sicurezza” usato nella prima fase della pandemia “che prevedeva precisi comportamenti per gli autisti, come quello di restare sul camion, o in caso in cui si uscisse di indossare la mascherina e rispettare le distanze, o di invitare i caricatori e i ricevitori a effettuale le stesse operazioni”. In attesa di una risposta dal Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile, si sta valutando la possibilità di sospendere il servizio. D’altro canto, per cercare di scongiurare il blocco totale dei porti, ieri il Viminale ha invitato le imprese portuali a “mettere a disposizione del personale sprovvisto di Green pass test molecolari o antigenici rapidi gratuiti”. Un’apertura che non è comunque piaciuta a Puzzer che non è disposto a cedere se non dopo l’abolizione del green pass. Altrimenti, la protesta continuerà: venerdì a Trieste sono previste 30mila persone.

Al porto di Genova invece due terminal, Psa e il Porto petroli, per 2 mesi si sono impegnati concordando con i dipendenti di pagare loro i tamponi presso centri convenzionati, come confermato da Beppe Costa, presidente della sezione Terminal operator di Confindustria, dopo il vertice che si è tenuto in prefettura tra imprese portuali e sindacati sul tema. Sulla situazione genovese e i timori rispetto a quanto accade in altri porti italiani, Duilio Falvo, segretario del settore porti per Uiltrasporti spiega che “si stima un 20% di non vaccinati, un peso diverso da quello ad esempio di Trieste. Di tutti questi ipotizzando anche un 10% che rifiuti il tampone, in un mondo che vive a turni non avrebbe le stesso peso sul rischio di un blocco del lavoro” .In Puglia, “non ci dovrebbero essere problemi sul fronte del possesso del Green pass da parte degli operatori portuali. Stando ai dati raccolti dalle imprese, il 90% dei lavoratori è vaccinato”, ha confermato a LaPresse il presidente dell’Autorità di Sistema portuale del mare Adriatico meridionale, Ugo Patroni Griffi, che riunisce i porti di Bari, Brindisi, Manfredonia, Barletta e Monopoli. Al porto di Gioia Tauro la situazione non è ancora chiara. “Le aziende hanno inviato oggi le lettere ai dipendenti per comprendere quanti siano in possesso della carta verde – spiega Salvatore Larocca, segretario regionale della Filt Cgil – ma fino a domani, termine ultimo per inviare la risposta, non potremo sapere con certezza se si tratta di un numero gestibile, come immaginiamo, o cifre che necessitano di trovare soluzioni diverse”.

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