La relazione semestrale al Parlamento. Procuratore De Raho: "Le mafie riescono ad adeguarsi a qualunque emergenza"

Durante il lockdown le mafie non si sono fermate: hanno rimodulato le proprie attività per approfittare della situazione.
La relazione semestrale della Dia al Parlamento descrive uno scenario in cui le organizzazioni malavitose, “a conferma di quanto previsto”, si sono mosse con una strategia tesa a “consolidare il controllo del territorio, ritenuto elemento fondamentale per la loro stessa sopravvivenza e condizione imprescindibile per qualsiasi strategia criminale di accumulo di ricchezza”.

E così le “inedite” difficoltà che vive l’intero sistema produttivo del Paese sono “una grande opportunità per le organizzazioni criminali sempre rivolte ad ampliare i loro affari”.
Un “inevitabile snellimento delle procedure d’affidamento degli appalti e dei servizi pubblici” porterà a “seri rischi di infiltrazione mafiosa dell’economia legale, specie nel settore sanitario che rappresenta un polo di interessi di enorme portata e peraltro appetibile anche per il controllo sociale che può offrire”.

Le mafie – dice a LaPresse Federico Cafiero De Raho, procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo riescono ad adeguarsi a qualunque emergenza“.

Una criminalità organizzata che dunque si trasforma di fronte all’emergenza sanitaria, con un calo di ciò che la Dia chiama “attività criminali di primo livello (traffico di droga, estorsioni, ricettazione, rapine), ma un aumento al Nord ed al Centro dei casi di riciclaggio e, al Sud, i casi di scambio elettorale politico-mafioso e di corruzione.

Diventa fondamentale, si legge nella Relazione, “intercettare i segnali con i quali le organizzazioni mafiose punteranno, da un lato, a ‘rilevare’ le imprese in difficoltà finanziaria, esercitando il welfare criminale ed avvalendosi dei capitali illecitamente conseguiti mediante i classici traffici illegali”.

Dalla relazione emerge una malavita che, in tutta Italia, continua a mostrare una “propensione per gli affari che passa attraverso una mimetizzazione attuata mediante il ‘volto pulito’ di imprenditori e liberi professionisti attraverso i quali la mafia si presenta alla pubblica amministrazione adottando una modalita’ d’azione silente che non desta allarme sociale”.

Le “ingenti” risorse economiche di cui dispongono le organizzazioni criminali diventano, come nel caso della camorra, “strumento ideale per proporre un intervento potenzialmente molto più rapido ed efficace rispetto a quello dello Stato, una sorta di ‘welfare porta a porta, utile per accrescerne il consenso’. “Si presentano come organismo di sostegno economico-assistenziale – evidenzia Cafiero De Raho – E questo determina un successivo supporto nei loro confronti all’inerno di determinate aree e parti della popolazioni laddove esercitano attività economica”.

Sul fronte della ‘ndrangheta, la relazione della Dia evidenzia che oggi l’organizzazione criminale calabrese “non appare più così monolitica ed impermeabile a fenomeni quali la collaborazione con la giustizia di affiliati”.

In Sicilia, invece, Cosa nostra stra stringendo i rapporti con le famiglie oltreoceano, riammettendo gli ‘scappati’ della guerra di mafia degli Anni ’80 e ‘beneficia’ delle scarcerazioni degli anziani affiliati che hanno scontato lunghe pene detentive.

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