Succede dopo che il tribunale di Milano, lo scorso maggio, ha disposto l'amministrazione giudiziaria per la piattaforma di delivery

Un passo avanti per i rider di Uber Eats. Lo ha sancito il ‘Protocollo in materia di salute e sicurezza sul lavoro a tutela dei rider‘, che comprende le linee guida, gli standard operativi, i presidi di controllo e le azioni messe in campo per garantire “i più alti livelli” nel settore del food delivery in termini di tutela della salute e sicurezza, garanzie e benessere delle migliaia di corrieri attivi su Uber Eats in Italia. Succede dopo che il tribunale di Milano, lo scorso maggio, ha disposto l’amministrazione giudiziaria per la piattaforma di delivery, già finita nel mirino dei pm milanesi nell’inchiesta per caporalato aperta a carico di alcuni manager e dipendenti. Nelle scorse settimane, 21 rider si sono costituiti come parti civili nell’udienza preliminare. I corrieri hanno denunciato le condizioni di lavoro disumane, le paghe inferiori a 3 euro all’ora e le “multe” in caso di rifiuto di qualche corsa.

Con il protocollo, però, la società si impegna a realizzare una serie di attività nell’ottica della sensibilizzazione su “temi fondamentali” come la sicurezza stradale, la salute e il benessere, nonché l’utilizzo da parte dei rider dei dispositivi per la sicurezza personale messi a disposizione gratuitamente dall’azienda. Fra le novità, nell’app Uber Eats per i rider arriva un tasto di emergenza utilizzabile in caso di problemi di sicurezza, che consente di contattare il 112 e di ricevere assistenza da parte di un team Uber. Disponibili gratuitamente dispositivi per la protezione individuale per gli addetti alle consegne, sia già attivi sulla piattaforma che di nuova attivazione. I Dpi comprendono casco di sicurezza per bicicletta, indumento ad alta visibilità, giacca e pantaloni antipioggia, supporto impermeabile per smartphone da applicare sulla bicicletta, luci da applicare sulla bicicletta e fascia da braccio catarifrangente. Il protocollo prevede anche la fornitura diretta o mediante rimborso delle mascherine anti Covid-19. E non solo. Per controllare l’idoneità dei veicoli usati dai corrieri per le consegne, Uber Eats ha attivato un sistema di controlli. Ai rider che viaggiano su mezzi a motore, vengono richiesti e controllati la patente di guida e il certificato di assicurazione di responsabilità civile obbligatoria per legge. Per coloro che usano la bicicletta, viene richiesta una dichiarazione di idoneità del mezzo rispetto alle norme in vigore.

Gabriele De Giorgi, Public policy manager di Uber Italia, commenta così il nuovo protocollo: “Uber Eats è la prima azienda in Italia a mettere a punto un insieme di procedure chiare e iniziative concrete volte alla sicurezza e al benessere dei rider in Italia”. “Con le attività che stiamo realizzando ora e nei prossimi mesi – aggiunge – miriamo a diventare un esempio per tutte le realtà operanti nella consegna di beni a domicilio nel nostro Paese”. Per l’ufficio custodiale, costituito dall’amministratore giudiziario Cesare Meroni e dagli avvocati Fabio Cesare e Marcella Vulcano, “Uber sta seguendo le coordinate tracciate dai giudici” di Milano, Fabio Roia e Veronica Tallarida” e “ha osservato e progressivamente attuato l’imponente programma prescrizionale elaborato dall’ufficio dell’amministratore giudiziario”. “La società – si chiarisce – sta facendo un notevole sforzo di programmazione ed economico per posizionarsi nel settore del food delivery come un’impresa ad un elevato livello di connotazione etica e di responsabilità sociale, operando in un alveo di legalità e di tutela dei lavoratori”.

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