Dopo il salvataggio di 53 naufraghi il ministro dell'interno aveva attaccato: "È una nave pirata a cui qualcuno consente di violare ripetutamente la legge"

È nuovo scontro sulla Sea Watch 3, la nave della ong con a bordo 53 migranti soccorsi al largo della Libia. Per la prima volta la Libia assegna un porto di sbraco a una nave umanitaria. Ma la Sea Watch non ci sta e si rifiuta di riportare indietro le persone che dalla Libia sono scappate. "Sea Watch non sbarcherà i naufraghi in Libia. Tripoli non è un porto sicuro. Riportare coattivamente le persone soccorse in un Paese in guerra, farle imprigionare e torturare, è un crimine. È vergognoso che l'Italia promuova queste atrocità e che i governi Ue ne siano complici", ha scritto su

Una decisione a cui il Viminale risponde così: "Inutili sofferenze per gli immigrati a bordo della SeaWatch: da ore – senza motivo – sono fermi in mezzo al Mediterraneo. La SeaWatch ha chiesto a Tripoli un Pos e ha ricevuto risposta positiva. Eppure, ha appena modificato la rotta dirigendosi verso la Tunisia anziché verso Sud".

C'è preoccupazione per le persone a bordo, tra cui alcuni bambini che potrebbero sbarcare al più presto come richiesto dalla stessa SeaWatch. E il Viminale diffonde una direttiva preventiva  per diffidare la Sea Watch dall'ingresso nelle acque territoriali: "Vigilare affinché il comandante e la proprietà della nave Sea Watch 3 si attengano alle vigenti normative nazionali ed internazionali in materia di coordinamento delle attività di soccorso in mare; rispettino le prerogative di coordinamento delle Autorità straniere legittimamente titolate ai sensi della vigente normativa internazionale al coordinamento delle operazioni di soccorso in mare nelle proprie acque di responsabilità dichiarate e non contestate dai paesi costieri limitrofi; non reiterino condotte in contrasto con la vigente normativa nazionale, europea ed internazionale in materia di soccorso in mare, di immigrazione, nonché con le istruzioni di coordinamento delle competenti Autorità". A tal proposito: "le Autorità di polizia destinatarie del presente atto ne cureranno l'esecuzione, a partire da ogni possibile forma di diffida, nonché di intimazione di divieto di ingresso e transito nelle acque territoriali, in caso di eventuale avvicinamento dell'imbarcazione in acque di responsabilità italiane", conclude la nota.

Nel frattempo i legali di Sea Watch, Alessandro Gamberini e Leonardo Marino, annunciano una querela per diffamazione nei confronti del Ministro dell'Interno Matteo Salvini. Dopo il salvataggio di 53 naufraghi il ministro dell'interno aveva attaccato: "È una nave pirata a cui qualcuno consente di violare ripetutamente la legge". E la ong ha deciso di mettere fine alle continue accuse.

"A seguito del soccorso di 53 naufraghi da parte della Sea Watch 3 – spiegano gli avvocati – il ministro Salvini ha rilasciato, ancora una volta, innumerevoli dichiarazioni diffamatorie a mezzo stampa insultando la Ong e l'operato della sua nave; operato che si sostanzia, sempre, in legittima attività di soccorso e salvataggio. Occorre precisare che le autorità libiche non hanno dato alcuna indicazione alla nave della ONG da noi rappresentata la quale ha rispettato la vigente normativa internazionale che, come oramai noto, vieta il trasbordo e lo sbarco in territorio libico". "Il ministro – continuano Gamberini e Marino – sa bene che fare rientrare chi fugge da guerre, violenze e soprusi in un paese che non è qualificato come 'Porto Sicuro', in costante guerra civile, costituisce una gravissima violazione dei diritti umani, del diritto del mare e del diritto dei rifugiati".

"Utilizzare l'importante ruolo istituzionale di capo del Viminale – spiegano – in assenza di elementi oggettivi a supporto delle proprie asserzioni, costituisce violazione delle proprie competenze e lascia, peraltro, perplessi sull'attenzione e le energie che il Ministro ripone sull'attività svolta dalle ONG che oggi ha soccorso solamente 53 naufraghi quando, ricordiamo, ogni giorno arrivano decine e decine di persone a bordo di barche fantasma nonché, come nelle ultime settimane, di navi militari e mercantili. Inoltre, l'esito delle indagini rivolte sull'operato delle Ong smentisce categoricamente il Ministro dell'Interno. Pertanto, in qualità di difensori della Ong Sea-Watch, i sottoscritti annunciano una querela per diffamazione a mezzo stampa nei confronti del Ministro dell'Interno Matteo Salvini". 
 

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