Roma, 17 gen. (LaPresse) – La sorella di Mino Pecorelli, Rosita, ha depositato stamani, negli uffici di Piazzale Clodio un'istanza di riapertura sul caso della morte del fratello, Mino, ucciso il 20 marzo del 1979.
La donna si è presentata presso la procura di Roma accompagnata dall'avvocato Valter Biscotti. L'istanza si basa su quanto emerso da vecchie dichiarazioni dell'estremista di destra Vincenzo Vinciguerra.
La donna, 84 anni, chiede accertamenti balistici su una pistola Beretta e quattro silenziatori che furono sequestrati a Monza nel 1995 a un uomo, di cui fece il nome Vinciguerra, che in passato era stato esponente di Avanguardia Nazionale. Quell'arma non è mai stata messa a confronto con i quattro proiettili che uccisero ucciso Pecorelli e potrebbe ancora trovarsi nell'ufficio dei corpi di reato del tribunale di Monza. Nella richiesta si fa riferimento a una vecchia dichiarazione resa nel 1992 all'allora giudice istruttore Guido Salvini da Vinciguerra, nella quale il terrorista nero sostenne di aver saputo in carcere da alcuni militanti di estrema destra che l'uomo arrestato anni dopo a Monza aveva in custodia la pistola che aveva ucciso Pecorelli.
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