La morte per rottura dell'utero era avvenuta a Milano nell'ottobre del 2015

Era stata ricoverata alla clinica San Pio X perchè, già all'ottavo mese gravidanza, aveva dei forti dolori addominali. Gli esami, però, non avevano evidenziato anomalie ed la donna era stata dimessa. Era l'ottobre del 2015 e nove ore dopo la 40enne è morta insieme al suo bambino per la rottura dell'utero, nonostante il cesareo d'urgenza che le è stato praticato al Niguarda. Ma un'ecografia non si trova più. E forse proprio quelle immagini diagnostiche avrebbero potuto far luce sul decesso.

Proprio per mancanza di elementi decisivi a chiarire cosa sia accaduto nella prestigiosa clinica privata, il pm Maura Ripamonti, che ha ereditato il fascicolo dalla collega Roberta Colangelo, ha presentato al gip Roberta Nunnari una richiesta di archiviazione per i quattro medici e l'ostetrica che il 16 ottobre del 2015 hanno curato la mamma 40enne.

Sono stati tutti indagati per omicidio colposo e aborto colposo. Il pm sottolinea che, da quanto hanno riferito due esperti nominati dalla Procura, non è emerso "alcun indizio della rottura dell'utero in corso", che in poche ore avrebbe portato al donna e il figlio alla morte. Qualcuno, però, avrebbe cancellato "intenzionalmente" l'ecografia. Senza quelle immagini, per la procura, non è possibile fare luce sulla tragedia. "Forse maggiori elementi avrebbero potuto essere tratti dall'ecografia eseguita – scrive ancora il pm Ripamonti – Impossibile però sostenerlo in assenza delle immagini. Non è escluso, anzi è verosimile, che chi l'ha cancellata abbia agito proprio con questo obbiettivo". Se davvero l'esito dell'esame fosse stato tranquillizzante, perché allora eliminarlo? I familiari della donna, nel frattempo, si sono opposti alla richiesta di archiviazione. Adesso spetta al gip Laura Marchiondelli decidere.

 

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