di Maria Elena Ribezzo
Città del Vaticano, 30 nov. (LaPresse) – La seconda udienza del processo ‘Vatileaks 2’ è stata rinviata al 7 dicembre, vigilia dell’avvio del Giubileo della Misericordia con l’apertura della Porta Santa in San Pietro. Oggi avrebbero dovuto testimoniare, per la prima volta, due degli imputati, monsignor Lucio Vallejo Balda e Francesca Chaouqui. La richiesta della difesa di Francesca Immacolata Chaouqui di una concessione di termini non inferiore a 5 giorni è stata accolta dal presidente della commissione giudicante, Giuseppe Dalla Torre. Tutto è durato pochi minuti, in una giornata segnata dalla pubblicazione di un memoriale di monsignor Balda, in cui si parla dei rapporti tra lui e la Chaouqui.
LA TROVATA DELLA CHAOUQUI PERAVERE PIU’ TEMPO – Nella settimana intercorsa tra il 24 novembre, giorno della prima udienza, a oggi Francesca Chaouqui ha chiesto di sostituire l’avvocato che le era stato assegnato d’ufficio dalla Santa Sede, Agnese Camilli, con Laura Sgrò, un altro avvocato rotale. Non avendo immediatamente accolto l’avvocato Camilli come legale di fiducia, la Chaouqui ha potuto, quindi, chiedere la sostituzione del difensore e ottenere qualche giorno in più. Anche l’avvocato d’ufficio di monsignor Lucio Vallejo Balda, Emanuela Bellardini, accolto invece immediatamente come avvocato di fiducia, aveva chiesto, il 24 novembre, di poter avere più tempo per preparare la difesa, avendo conosciuto il suo assistito solo la mattina stessa dell’udienza d’apertura del procedimento.
La richiesta, però, in quel caso era stata respinta perché la testimonianza di Balda sarebbe avvenuta comunque dopo una settimana, lasciando tempo all’imputato e al suo difensore di conoscersi e di studiare il dossier.
LA RINUNCIA ALLO STATUTO DI RIFUGIATO POLITICO – Questa mattina, entrando in Vaticano a piedi da via del Perugino, la Chaouqui si è fermata a parlare con i giornalisti, che aveva ‘convocato’ con un tweet, comunicando che sarà presente a tutte le udienze, a differenza di quanto aveva prospettato nei giorni scorsi d’intesa con il suo avvocato di fiducia, Giulia Bongiorno, che continua ad assisterla fuori dal Vaticano.
La pierre romana, che sta portando avanti una gravidanza a rischio, aveva infatti valutato l’opzione di non presentarsi più al processo chiedendo lo statuto di rifugiata politica in Italia. “Invece, seguirò tutto il processo”, ha oggi detto: “Sono completamente innocente”.
E ha proseguito, aggiungendo elementi d’inquitudine e di curiosità a questa vicenda: “Avessi dovuto distribuire delle carte, non avrei certo diffuso quelle pubblicate. I documenti di cui sono in possesso sono ben altri”: racconterà tutto e non farà sconti a nessuno, assicura. “L’unica cosa che mi dispiace è il danno che si sta facendo alla Chiesa”.
IL MEMORIALE DEL MONSIGNORE – “Io racconto della Francesca, ma per me es muy doloroso. Io mi vergognavo di quello che avevo fatto con Francesca e quando passavo i documenti pensavo allo scandalo, se si sapeva. Mio Dio”. Sono le parole contenute nelle memorie, in un italiano non perfetto, di monsignor Vallejo, pubblicate oggi da ‘la Repubblica’.
Vi si parla dei suoi rapporti con Francesca Chaouqui. “Lei mi disse che apparteneva ai servizi segreti italiani e che la sua unione con Corrado Lanino era un matrimonio di copertura. Mi mandò delle foto di Corrado con un’altra donna, la sua vera moglie”, si legge. E ancora: “Nella Commissione Cosea -incaricata dal papa di verificare la situazione economica e patrimoniale vaticana, ndr- c’erano persone lì per fini personali. Una era il presidente Joseph Zahra, l’altra Jean Baptiste de Franssu, il presidente dello Ior. Mi arrivavano notizie inquietanti sulle loro attività, tutti i giorni. Ad aprile 2014 io, Francesca, suo marito e Nicola Maio abbiamo fatto un dossier e a maggio l’ho portato al Papa. Francesco mi ha chiesto di darlo al cardinale Pell, che ha reagito con aggressività e ha ignorato le mie informazioni. Quelle erano persone di sua fiducia”.
A margine dell’annuncio della decisione del tribunale vaticano d’aggiornare i propri lavori al 7 dicembre, Francesca ha oggi scritto sul suo profilo Facebook che vedere monsignor Balda “sorridere” e “non vergognarsi” delle “bugie” che ha scritto, l’ha “disgustata” “più delle bugie stesse”.
Le menzogne cui la Chaouqui si riferisce sono proprio quelle contenute nel memoriale diffuso questa mattina e che il monsignore aveva consegnato al suo avvocato di fiducia, Antonia Zaccaria, lo scorso 8 novembre. Per aver diffuso lo stesso memoriale, Chaouqui ha riferito di aver pesantemente querelato l’avvocato Zaccaria.
I TEMPI del PROCESSO – “I tempi del processo ora si allungano moltissimo rispetto alle ipotesi che lo davano per chiuso prima del Giubileo” ha commentato il giornalista imputato Emiliano Fittipaldi, autore del libro ‘Avarizia’, a margine del rinvio. “Tra una settimana ci sarà una nuova udienza – ha detto -. Praticamente all’inizio del Giubileo. Bisogna vedere quanti testimoni, di quelli richiesti dalle difese, saranno accettati o meno. Da questo dipenderanno i tempi”.
“E’ un processo kafkiano, in cui gli elementi di surrealismo ogni tanto cadono impietosamente sulla scena processuale”, ha aggiunto Gianluigi Nuzzi, l’altro giornalista imputato, autore del libro ‘Via Crucis’. Nuzzi ha ribadito di non condividere un procedimento come questo, un processo “alla libertà di stampa”, e ha aggiunto che non accetterà nessuna grazia. “Non sono la figura di nessun presepe – ha affermato -. Non accetterò mai la grazia di chicchessia. Voglio essere prosciolto da accuse che ritengo ingiuste. Voglio essere prosciolto perché non ho compiuto nessun reato”.
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