Milano, 13 nov. (LaPresse) – La Corte d’Appello di Milano condanna Lele Mora a 6 anni e 1 mese di reclusione, Nicole Minetti a 3 anni e Emilio Fede a 4 anni di reclusione. In primo grado Fede e Mora erano stati condannati a 7 anni e Minetti a 5 anni.
I giudici della terza corte d’appello di Milano hanno condannato Lele Mora a 6 anni e 1 mese, in parziale riforma rispetto alla sentenza di primo grado con la quale era stato condannato a 7 anni, perché hanno ritenuto che i reati di induzione e favoreggiamento della prostituzione siano stati commessi in continuazione rispetto alla bancarotta della sua società LM mangament, per la quale è già stato condannato. Anche la pena di Emilio Fede, condannato in primo grado a 7 anni è stata rideterminata in 4 anni e 10 mesi (e non 5 anni come scritto in precedenza).
L’ex direttore del Tg4 è stato assolto dal reato di induzione alla prostituzione di Ruby, com’era già avvenuto in primo grado, e riqualifica il reato di favoreggianti della prostituzione nei confronti di Ambra Battilana, Chiara Danese e Imane Fadil in “tentativo di induzione alla prostituzione”. A Nicole Minetti, condannata in primo grado a 5 anni, sono invece state concesse le attenuanti generiche e la pena è stata ridotta a 3 anni.
“Sono soddisfatto della sentenza. Sono emozionato, perché se fossi finito carcere di nuovo il mio fisico non avrebbe potuto reggere”. Lo ha detto Lele Mora, condannato in appello a 6 anni e 1 mese per la vicenda Ruby bis, dopo la lettura della sentenza da parte dei giudici della terza corte d’appello di Milano.
“Ho già pagato – ha aggiunto Mora – perché sono finito in carcere in isolamento per 14 mesi, trattato peggio di un terrorista”. “Non mi pento di quello che ho fatto – ha aggiunto Mora – perché se uno si pente non è uomo”.
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