Napoli, 10 set. (LaPresse) – “Quella sera non ero sul motorino con Davide Bifolco. Lo volete capire o no?”. Lo afferma a ‘Il Fatto Quotidiano’ Arturo Equabile, il latitante 22enne ricercato dai carabinieri nella notte in cui Davide Bifolco è stato ucciso da un colpo di pistola esploso dalla pistola di ordinanza di un militare del nucleo radiomobile al termine di un inseguimento lungo il viale Traiano a Napoli. “Un’ora prima del fatto sono venuti i carabinieri nella casa dove stavo – dice Equabile ad Enrico Fierro de ‘Il Fatto Quotidiano’ – erano con le pistole in pugno e gridavano apri, bastardo. Ho avuto paura e sono scappato in un’altra casa. Dopo tre quarti d’ora ho saputo che in un’altra parte del quartiere c’era stata la sparatoria”.

All’avvocato della famiglia Bifolco che gli chiede di costituirsi e di chiarire l’accaduto, Equabile fa sapere: “Io giuro che lo farò, aspetto solo che il mio avvocato mi porti il fascicolo. Mi costituirò per dire la verità sulla morte di Davide, ma i carabinieri devono arrestarmi, non spararmi. Ho paura, voglio che nessuno mi faccia del male, non voglio fare la fine di Cucchi…”.

I militari affermano di aver riconosciuto Equabile a bordo dello scooter. “Se avevo il colpo in canna quella notte – aveva spiegato ieri a ‘Repubblica’ il carabiniere indagato per omicidio colposo – è perché io e il mio collega inseguivamo un latitante”. Ma un altro ragazzo, Vincenzo, ha smentito questa ricostruzione, affermando di essere lui e non Equabile in compagnia di Davide sul motorino.

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