Torino, 24 giu. (LaPresse) – “Una strategia di lotta alla disoccupazione di lunga durata, sia di prevenzione che di riassorbimento nel mercato del lavoro, esige che politiche attive del lavoro e politiche sociali di accompagnamento e sostegno siano strettamente congiunte tra loro, attivando sinergie a tutto campo, perché non è giusto fermarsi a una pure encomiabile risposta caritativa e di emergenza, basata sulla fiducia reciproca e sul principio della sussidiarietà”. Lo ha affermato l’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia presso il Duomo cittadino, nella festa del patrono San Giovanni Battista

“Mi rendo conto che sul tema della povertà e delle ingiuste sperequazioni del reddito tra le diverse componenti sociali – ha aggiunto il religioso – le denunce non bastano più. Occorre cambiare il sistema su cui si è retto il nostro stile di vita in questi ultimi decenni: sobrietà, sacrificio, gratuito dono di sé e fraternità sono i valori da ricuperare. Anche la legge che domina il mercato globalizzato deve cambiare: i soldi non si fanno con i soldi, ma con il lavoro e l’impiego produttivo dei capitali finanziari. Ingenti somme restano congelate negli Istituti di credito o circolano in Borsa, e solo le briciole raggiungono le imprese e i lavoratori”.

“La crisi attuale – ha spiegato Nosiglia – è diversa dal passato dove le difficoltà colpivano sia i poveri che i benestanti, le classi popolari e quelle più alte. Oggi al contrario vediamo che i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri per cui il divario si allarga sia per il numero di persone e famiglie coinvolte, sia per la durezza della povertà che molti debbono affrontare. In questi mesi ho visitato tante fabbriche, alcune eccellenti malgrado la crisi e altre in smobilitazione purtroppo con gravissime conseguenze per imprenditori e lavoratori. Peraltro ho visto come sul piano delle esportazioni, della cultura, del turismo e dell’agro-alimentare come in altri settori – di nicchia ma tecnologicamente avanzati – ci siano segnali di ripresa o di mantenimento dei livelli di occupazione e lavoro. Resta la gravissima caduta del comparto dell’automotive perché il mercato interno ed europeo è in forte arretramento. Credo tuttavia che Torino e il suo territorio non debbano rinunciare a puntare ancora il loro impegno e futuro sul manifatturiero, perché questa è la loro storica vocazione industriale che l’ha reso grande nel mondo intero”.

“Per questo – ha concluso – sono lieto che la stessa Fiat, che di questo settore è stata ed è una delle realtà più importanti, abbia ancora una volta confermato la volontà di non chiudere alcun stabilimento in Italia e nel nostro territorio abbia investito sul sito di Grugliasco per un prodotto di alta qualità tecnologica che sarà venduto in tutto il mondo. Mi auguro che anche per Mirafiori, luogo di importanza fondamentale per la nostra città, aumenti nuovamente il volume di produzione, segno tangibile di una ripresa non solo per il nostro territorio, ma anche per il resto del Paese. Un elemento decisivo per raggiungere questo obiettivo sarà l’apporto responsabile di tutte le parti sociali in uno sforzo comune”.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata