Roma, 14 feb. (LaPresse) – Sull’omicidio di Gabriele Sandri oggi, la Cassazione, emetterà la definitiva verità giudiziaria. Alle dieci, i giudici supremi si riuniranno per confermare o meno il verdetto dell’Appello a carico di Luigi Spaccarotella, il poliziotto che l’11 novembre 2007 sparò, uccidendendo, il tifoso romano, di fede laziale, 26 anni, che quella domenica stava andando a Torino a vedere la partita della sua squadra. Lo sparo partì dalla piazzola dell’area di servizio, a Badia del Pino, in provincia di Arezzo, tagliò l’aria sopra le quattro corsie dell’A1 e uccise il dj, chiamato da tutti Gabbo. Un solo colpo, letale alla testa. Il poliziotto è stato condannato in secondo grado a 9 anni e 4 mesi: omicidio volontario il capo d’imputazione.

Due processi, il primo grado ad Arezzo, il secondo a Firenze. Due verdetti: omicidio colposo prima e volontario poi. La difesa di Spaccarotella, sostenuta dai legali Francesco Molino e Federico Bagattini, punta su una “mal motivazione in punto di sussistenza dell’elemento psicologico del dolo” della sentenza d’appello. Che, se dimostrata, potrebbe portare all’annullamento del processo e all’inizio di uno nuovo. Di certo, se la Cassazione confermasse il verdetto dell’Appello l’imputato, a distanza di oltre quattro anni dai fatti, finirebbe in carcere. Oggi in aula, come sempre in questi quattro anni, sarà presente il padre di Gabbo, Giorgio Sandri.

“Mi aspetto giustizia e che venga confermata la sentenza d’Appello”. Poche parole, sussurrate con il volto dentro al cappotto, ma convinte quelle proprio di Giorgio Sandri. Nell’aula Brancaccio della prima sezione penale insieme al padre del tioso laziale ucciso, c’è il fratello, Cristiano. Molti anche gli amici del dj, tifoso laziale, presenti in aula. Alcuni di loro indossano cappelli con l’Aquila, simbolo della fede biancoceleste. La sentenza è prevista in giornata.

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