Quasi tutto il Paese si tinge di giallo, bar e ristoranti riaprono con i tavoli all'aperto

Primo giorno di riaperture per l’Italia, lunedì, mentre il Paese in gran parte si veste di giallo. Sono tornati fuori da bar e ristoranti i tavoli dove, già dalle prime ore del mattino, con le saracinesche rialzate, si sono visti i primi clienti sedersi per il consueto cappuccino o caffè. Per 13 regioni e due province autonome infatti si torna alla vita, con la speranza che l’asporto resti un brutto ricordo. Stesso quadro a pranzo e a cena, soprattutto nel centro città delle zona gialle, esclusivamente con tavoli all’aperto a servire il pasto. Una ripartenza ‘dimezzata’, con molte attività che rivedranno la luce più avanti o che, dopo una lunga inattività, hanno deciso con dolore di abbandonare il lavoro di una vita. Non è tutto. L’arrivo di ‘libertà’, seppur limitate, ha visto su strade, spiagge e luoghi all’aperto, riversarsi un numero consistente di persone. A dimostrarlo i controlli del Viminale che nella giornata dedicata alla Festa della Liberazione ha rilevato 102.864 persone controllate, di cui 2.126 sono state sanzionate e 46 denunciate per non aver rispettato le misure anti Covid. Per quanto riguarda gli esercizi commerciali sono stati passati a setaccio 11.315 esercizi commerciali, di cui 28 titolari sono stati sanzionati e disposte nove chiusure.

Il primo giorno di riaperture insomma non registra folle allarmanti, ma gli italiani si sentono quasi autorizzati a prendersi diverse libertà. E il colpo d’occhio tra traffico e ‘struscio’ lo conferma. A Roma i mezzi pubblici sono più affollati del solito per il ritorno in presenza di molte classi delle scuole superiori (anche al 100%), le file davanti ai ristoranti ci sono, anche se le regole da rispettare sono sempre le stesse, col distanziamento che scandisce il numero di ingressi nei locali, non diverso da quello di ieri. Tuttavia la voglia di assaporare il gusto perduto del pasto al tavolo supera la paura anche della nuova variante indiana del coronavirus. Dopo il Veneto, che oggi ha annunciato un caso relativo alla nuova mutazione, anche nel Lazio è stata avviata un’indagine epidemiologica nella comunità Sikh di Latina. Parallelamente proseguono le polemiche sul coprifuoco e il divieto di servire i pasti al chiusi. E’ il caso di Genova che ha visto i ristoratori di #protestaLigure in piazza, davanti alla sede della Regione Liguria, con tanto di tavoli apparecchiati all’aperto e ombrelli aperti. La protesta è contro la norma di servire i clienti soltanto all’aperto, penalizzando quindi chi non ha un dehor o chi è aperto ma deve sfidare la pioggia. E a portare la bandiera dello slittamento del coprifuoco non c’è solo Matteo Salvini, con la sua petizione online e il martellamento sui social. “Il coprifuoco alle 23 ci pare una richiesta minima, è arrivata chiara da tutti i presidenti di Regione al governo”, conferma il presidente della Provincia Autonoma di Trento, Maurizio Fugatti. Anche il governatore della Liguria, Giovanni Toti, rimarca: “Stasera, nel primo giorno di zona gialla, andrò a cena fuori e tornerò a casa entro le 22. Ma lo farò pensando, comunque, che sia un’ingiustizia. Un’ora in più non avrebbe compromesso la situazione epidemiologica: spero che il governo torni in fretta su questo punto”.

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