Con la maglia della Nazionale ha avuto il feeling più grande e sentito

Quel rigore calciato alle stelle nello stadio di Pasadena nella finale dei Mondiali Usa 1994 lo accompagnerà come un incubo per tutta la vita, ma Roberto Baggio per il calcio italiano ha rappresentato il sogno di tanti bambini che hanno iniziato a giocare grazie alle sue gesta. Il Divin Codino compie 50 anni, 20 e più dei quali passati sui campi di calcio a dispensare classe e gioia per chi ama questo sport. Un campione unico, capace di unire nel suo mito tifosi di squadre fra di loro rivali come la Fiorentina, la Juventus e l'Inter.

Penultimo giocatore italiano a vincere il Pallone d'Oro, nel 1993, il talentuoso fantasista di Caldogno è stato uno dei più grandi giocatori italiani di tutti i tempi forse il migliore degli ultimi trenta anni. Nel suo palmares figurano due scudetti vinti uno con la Juve e l'altro con il Milan, una Coppa Italia e una Coppa Uefa. Ma più che i trofei alzati, l'eredità di Baggio è nelle sue giocate cristalline, nei suoi gol straordinari, nelle sue punizioni al bacio, nei suoi dribbling. Un campionario da autentico fuoriclasse che avrebbe potuto essere ancora più grande senza una serie di infortuni gravissimi alle ginocchia che ne hanno minato la carriera fin dagli albori. Ancora oggi è il settimo realizzatore di sempre del campionato di Serie A con 205 gol e il quarto miglior marcatore nella storia della Nazionale con 27 reti in 56 partite. E' stato inserito da Pelé nel FIFA 100, la lista dei 125 più grandi calciatori viventi.

Dopo gli esordi nel Vicenza, è nella Fiorentina che compie i primi passi nel mondo del grande calcio. Indimenticabile un suo gol al San Paolo contro il Napoli di Maradona, scartando uno ad uno i difensori avversari come dei birilli. Nel suo nome una città intera, Firenze, il 18 maggio 1990 è scesa in piazza per protestare contro la decisione dell'allora proprietario il Conte Pontello che lo aveva ceduto all''odiata' Juventus per la cifra astronomica per quei tempi di 18 miliardi di lire. In maglia bianconera ha deliziato il 'palato fine' dell'Avvocato Gianni Agnelli che per lui aveva coniato il soprannome di Raffaello a sottolinearne le pennellate di classe provenienti dal suo piede fatato. Una parentesi di successo in Italia e in Europa quella in bianconero, a cui è seguita quella con le maglie del Milan, del Bologna, dell'Inter e del Brescia. In ognuna di queste squadre il Divin Codino ha lasciato il segno con gol e azioni meravigliose, lampi di classe che hanno fatto esplodere stadi interi.

Ma è con la maglia della Nazionale che Baggio ha avuto il feeling più grande e sentito. Fin dagli esordi ai massimi livelli a Italia '90'. Con Totò Schillaci trascinò gli Azzurri in semifinale, anche in quel caso con gol di straordinaria fattura come quello alla Repubblica Ceca. Nel 1994 all'apice della carriera, da Pallone d'Oro in carica, guida l'Italia di Sacchi praticamente da solo fino alla 'disgraziata' finale di Pasadena. I gol contro la Nigeria, la Spagna e la Bulgaria sono impressi nella memoria di ogni tifosi italiano così come quell'infortunio in semifinale che lo costrinse a giocare la finale contro il Brasile in condizioni precarie. Ormai già in là con gli anni, Baggio riesce a giocare anche il Mondiale del 1998 in Francia dove per poco con una sua pennellata al volo non manda a casa i futuri campioni del Mondo della Francia. E' il commiato, in Corea e Giappone nel 2002 il ct Trapattoni non se la sente di portarlo nonostante fosse reduce da una stagione straordinaria al Brescia. E dire che in Oriente, lui buddhista, era un idolo indiscusso e sarebbe stato forse il giocatore più acclamato.

Chiusa la carriera nel 2004, Baggio è uscito di scena in modo sobrio e senza clamore. Oggi vive con la famiglia nella sua Caldogno, completamente estraneo a quel mondo del calcio che lo ha reso idolo ed eroe delle masse a tutte le latitudini. Tanti Auguri Divin Codino e grazie di tutto.
 

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