Sono sempre di più le società del nostro campionato di proprietà statunitense

Con il passaggio delle quote di maggioranza dell’Inter a Oaktree si rafforza l’elenco delle holding e dei fondi di investimento stranieri che gestiscono le squadre di Serie A, a conferma di come anche nel nostro Paese l’era delle vecchie proprietà familiari stia inesorabilmente volgendo al tramonto. E così, il prossimo derby della Madonnina sarà anche una sfida tra proprietà made in Usa.

Da una parte i campioni d’Italia gestiti dai fondi di Oaktree Capital Management, entrato in scena dopo il mancato rimborso del prestito triennale concesso alle holding dell’Inter. E il sipario calato sulla famiglia Zhang dopo otto anni. Dall’altra, il Milan targato RedBird Capital Partners, la società statunitense di gestione degli investimenti fondata a New York da Gerry Cardinale che ha acquisito la maggioranza del club rossonero da Elliott Management Corporation, che a sua volta era subentrato alla gestione del cinese Yonghong Li.

Da Friedkin a Commisso, da 777 Partners a Bain Capital

Cassaforte a stelle e strisce anche per la Roma, ormai dal 2011. Allora ad acquisire le quote di maggioranza dei giallorossi era stato James Pallotta. Il tycoon nel 2020 ha passato la mano al connazionale Dan Friedkin, Ceo di The Friedkin Group. Anche a Firenze si respira aria d’oltreoceano: dal 2019 la Fiorentina è della Mediacom Communications Corporation dell’italoamericano Rocco Commisso, che ha acquisito la società nel 2019 dai Della Valle.

Mentre due anni dopo era stato Enrico Preziosi a cedere il suo Genoa il fondo americano 777 Partners, che gestisce il club ligure atraverso la holding 777 Genoa Cfc Holdings srl. E gli Stati Uniti hanno guardato anche in direzione Bergamo. Nel febbraio 2022 l’Atalanta la famiglia Percassi ha ceduto il 55% delle quote a una cordata di imprenditori guidata da Stephen Pagliuca, co-chairman di Bain Capital, società di investimento con sede a Boston, nonché Managing Partner e Co-owner dei Celtics di Nba.

Il calcio italiano sempre più a trazione estera

Dietro al Bologna rivelazione del campionato c’è la sapiente gestione della Saputo Incorporated del canadese Joey Saputo, che nel 2014 è diventato il quarto presidente straniero nella storia del club emiliano. E nella Serie A del prossimo anno si aggiunge un altro club con proprietà statunitense: il neopromosso Parma, che dal 2020 vede al suo vertice la famiglia statunitense Krause. Ritorno nella massima serie, dopo essere ripartito dalla Serie D, anche per il Como, che dal 2019 ha una proprietà straniera. Non statunitense, bensì londinese: la Sent Entertainment Ltd. detenuta da Robert Budi Hartono, imprenditore indonesiano.

Ma nella Serie A del prossimo anno le proprietà extraitaliane potrebbero comprendere anche il Venezia degli statunitensi di Vfc Newco 2020 Llc, cordata di investitori capeggiata da Duncan Niederauer o un’altra squadra impegnata nei playoff, il Palermo posseduto dalla holding City Group, già proprietaria del Manchester City e dal 2022 della maggioranza del club rosanero. Nel torneo cadetto c’è poi lo Spezia dell’imprenditore statunitense Robert Piatek, il Pisa dell’anglostatunitense Alexander Knaster, fondatore della società di private equality Pamplona Capital Management e il neopromosso Cesena degli americani Jrl Investiments. Investimenti stranieri anche in Serie C, dove militano il Padova del francese Joseph Marie Oughourlian (J4A Holdings), la Spal dell’ex patron di Bologna e Venezia Joe Tacopina, l’Ancona dell’australiano Tony Tiong e la Triestina gestita dal fondo di investimento Usa Lbk Capital Llc. 

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