Il nigeriano mantiene accese le speranze di qualificazione ai quarti

Una zampata di Osimhen tiene vivo un Napoli tutto cuore e dal ritrovato vigore ma ancora convalescente. Serviva il guizzo del suo gioiello a questo Napoli per regalarsi un sorriso e un pizzico di serenità e il nigeriano, al suo rientro in azzurro dopo quasi due mesi, mette la firma sul pareggio per 1-1 contro il Barcellona al ‘Maradona’ mantenendo accese le speranze di qualificazione ai quarti di Champions.

Con un colpo di magia, resistendo ad un corpo a corpo in area, l”uomo mascherato’ ha risposto alla rete di un altro fuoriclasse come Lewandowski che al 60′ con un destro chirurgico aveva ammutolito il ‘Maradona’ legittimando la superiorità dei catalani per qualità e palleggio. Il sigillo del campione africano, arrivato al 75′, ad un minuto dalla sua sostituzione per via di una prestazione nel complesso ancora sbiadita, ha dato forza e fiducia al Napoli che negli ultimi minuti ha provato anche a ribaltare un match che sembrava incanalarsi verso corridoi oscuri.

Nel primo tempo la squadra di Calzona, al suo debutto sulla panchina partenopea, ha patito molto il gioco aggressivo dei catalani e la rete di Lewandowski dopo un’ora di partita sembrava chiudere ogni spiragli di illusione. Ma i partenopei hanno trovato le energie per riacciuffare il risultato e sopperire alla prestazione ancora insoddisfacente di alcuni suoi elementi, a partire da Kvaratskhelia che non riesce ancora a fare la differenza come la scorsa stagione.

Calzona si schiera con il 4-3-3, inserisce Osimhen con Kvaratskhelia e Politano e sorprende tutti lanciando Olivera titolare. Il tecnico dei blaugrana, Xavi, punta su Lewandowski e Lamine Yamal. Parte meglio il Barcellona che in avvio gestisce con tanto possesso palla con il Napoli che, timido ed impreciso, aspetta senza pressare lasciando anche larghi spazi. I blaugrana aggrediscono molto alti impedendo ai partenopei di costruire e nei primi 8′ di gioco si creano subito due occasioni, entrambe con Yamal che con il mancino prima calcia alto dopo un assist di Gundogan e poi dal limite dell’area trova la respinta in tuffo di Meret.

Il Napoli se la cava con qualche brivido ma è asfissiante il forcing dei catalani che mettono gli avversari in piena confusione. Il Barca gioca per lunghi tratti con una sicurezza diversa rispetto ad un Napoli spaurito, con poche idee e confuse, che mostra gli evidenti segnali di una convalescenza che dura da tempo. E’ sempre il Barca a fare il match con fiammate improvvise. Al 21′ Cancelo con una brusca accelerata appoggia in mezzo, Lewandowski spinge il pallone in corsa ma Meret respinge, poi è il portiere del Napoli a deviare in tuffo un tiro potente di destro di Gundogan.

Serve più di mezz’ora al Napoli per conquistarsi qualche metro a centrocampo e tentare di invertire il piano inclinato di un match che il Barca gestisce con la qualità del suo palleggio e le incursioni di Cancelo e Gundogan (tra i più attivi). Gli ultimi 10′ del primo tempo però raccontano di un Napoli più coraggioso e convinto: costruisce poco (due palloni alti in area per la testa di Osimhen) ma quantomeno tiene lontano il Barca dalla sua area grazie anche a Lobotka che trova più linee di passaggio. Per dare una svolta serve però molto di più.

I catalani non sono impeccabili in difesa, lasciando spazi dove poter provare a pungere e il Napoli di avvio di secondo tempo appare più determinato. Dopo un tentativo debole di Gundogan al 51′ Lobotka prova un suggerimento in profondità per Osimhen che non riesca a controllare ma l’azione era comunque viziata da fuorigioco. Il nigeriano non è certamente al top, (ultima partita con gli azzurri risale al 23 dicembre), fatica ad incidere e dare ritmo ed è spesso impreciso nei controlli.

Serve la giocata di un fuoriclasse per sbloccare il match e lo squillo vincente arriva dal Barcellona con Lewandoski che al 60′, su un imbucata di Pedri, in mezzo a Di Lorenzo e Juan Jesus si posiziona la sfera sul destro e calcia sul primo palo battendo Meret che non ci arriva. Per il polacco è il 18mo gol stagionale. I catalano spingono e Pedri pochi minuti dopo con un tiro potente dal limite impegna Meret in un difficile intervento.

Calzona decide di affidarsi alla panchina cambia Cajuste per Traorè e uno sterile Kvaratskhelia, poco propositivo, per Lindstrom. Il georgiano esce dal campo contrariato per il cambio ma la sua prestazione non può ritenersi soddisfacente mostrandosi anche meno incisivo rispetto alle ultime precedenti uscite. Il Napoli però non demorde, si getta in avanti e un minuto prima della sostituzione Osimhen, fino a quel momento poco lucido, trova la zampata del pareggio che regala il pareggio: il nigeriano vince il corpo con Martinez e deposita alle spalle di ter Stegen.

Calzona fa entrare Simeone per il nigeriano e Raspadori per Politano e il Napoli si costruisce un paio di azioni pericolose rischiando di ribaltare il match. La mira però non è perfetta, ma può andar bene anche cosi anche perché nel finale i catalani sfiorano il gol della beffa con Gundogan che accarezza il palo. La ‘prima’ di Calzona regala fiducia e sorrisi. Ora c’è da ricostruire in fretta gioco e autostima.

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