I bianconeri si impongono 3-1 all'Allianz Stadium. Ora testa alla Champions League: martedì c'è il ritorno degli ottavi contro il Porto
La Lazio dura un tempo, la Juve – spalle al muro – reagisce con una prova d’orgoglio e di carattere e trova la scossa nel momento più difficile. Oltretutto senza il suo leader CR7 in campo, sacrificato sull’altare del turnover in vista della snodo di martedì. La Vecchia Signora ribalta 3-1 i biancocelesti, alimentando la fiammella tricolore (anche se l’Inter resta a più sette) e acquisendo fiducia in vista del ritorno degli ottavi di finale di Champions League contro il Porto. Perché i ragazzi di Pirlo hanno saputo districarsi con il piglio della grande squadra in una contesa resa ancor più complicata – oltre che dalle assenze – dal vantaggio dopo neanche un quarto d’ora di Correa, bravo ad approfittare di un errore di Kulusevski e a punire Szczesny. Invece, nonostante qualche impaccio iniziale, i padroni di casa sono riusciti a risalire la corrente. E, dopo il pareggio sul crepuscolo del primo tempo di Rabiot, a ribaltare la partita grazie al doppio schiaffo nel giro di tre minuti di Morata, piede caldo dentro l’area su invito di Chiesa in campo aperto e glaciale dal dischetto nel chiudere la partita. Perché a quel punto la Lazio, a parte qualche serpentina dello scatenato Correa, non è più riuscita a invertire la storia del match. Che allontana, forse definitivamente, i biancocelesti dalla zona Champions.
Stupisce che una delle prove più solide e convincenti della Juve arrivi nel giorno in cui Cristiano Ronaldo, a sorpresa, si accomodi in panchina. Anche l’extraterrestre portoghese però necessita di riposo in vista della sfida chiave con il Porto. Davanti giocano così Morata e Kulusevski, ma l’assenza di Bentancur – alle prese con il coronavirus – obbliga Pirlo a inventare una nuova formazione, un 4-2-3-1 con Danilo a centrocampo accanto a Rabiot e il terzetto Kulusevski-Ramsey-Chiesa alle spalle del centravanti spagnolo. I padroni di casa faticano a digerire il nuovo modulo, e infatti vanno sotto dopo neanche un quarto d’ora: Kulusevski sbaglia un disimpegno, Correa ne approfitta e dopo aver mandato al bar Demiral trafigge Szczesny. La Juve accusa il colpo, Fares con un paio di incursioni fa venire un brivido lungo la schiena dei bianconeri. Al resto ci pensa Szczesny, che salva i suoi sui tentativi di Milinkovic e Luis Alberto.
Dopo mezz’ora sottocoperta la squadra di Pirlo risale la china. Rasmey suona la carica, ma a firmare l’1-1 ci pensa Rabiot, che da posizione defilata sorprende Reina sul suo palo su assist di Morata. Nella ripresa la partita si accende, anche perché il pareggio serve a poco a entrambe le squadre. Correa e Milinkovic (traversa di testa) ci provano da una parte, Chiesa semina il panico dall’altra. La rete è nell’area e la spallata decisiva la assesta Morata. Lo spagnolo capitalizza il guizzo di Chiesa per calciare un siluro in contropiede sotto la traversa, poi – tre minuti più tardi – mette in ghiaccio la partita trasformando il rigore procurato da Ramsey per un ingenuo fallo di Milinkovic. A quel punto, a cose fatte (anche se la Lazio ci prova fino all’ultimo, con Correa e Fares ultimi ad arrendersi), Pirlo si può permettere il lusso di inserire Cristiano Ronaldo, a mezzo servizio e per una notte più scudiero che re. Si rivedono anche Arthur e Bonucci, che mettono nel motore minuti preziosi in vista del Porto. Ovvero il prossimo snodo cruciale della stagione bianconera, che intanto non molla la presa sullo scudetto.
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