Il quadro, dedicato al percorso 'green' del nostro Paese, disegnato dal nuovo rapporto 'Circonomia

“L’Italia perde il primato in Europa nell’economia circolare. Da noi la transizione ecologica va sempre più lenta mentre corre in molti altri Paesi”. E’ questo il quadro, dedicato al percorso ‘green’ del nostro Paese, disegnato dal nuovo rapporto ‘Circonomia’, il festival dell’economia circolare e della transizione ecologica promosso in collaborazione con Legambiente, Kyoto club, Fondazione Symbola. Secondo l’analisi “siamo primi soltanto in un indicatore su 17”, quello del tasso di riciclo totale dei rifiuti. Ma per esempio “le energie rinnovabili crescono meno della metà” della media Ue. E, tra le macroregioni italiane, “il Nord è quella che peggiora di più”.

L’Italia rispetto al rapporto 2022 perde il primo posto nel ranking europeo quanto a circolarità ed efficienza d’uso delle risorse. Soltanto in uno dei 17 indicatori il nostro Paese mantiene la guida: nel tasso di riciclo sul totale dei rifiuti urbani e speciali prodotti infatti “doppiamo la media dell’Ue” con “oltre l’80% contro meno del 40%, e sopravanziamo di più lunghezze i più grandi Paesi europei”. In questo quadro “brillano particolarmente le performance di molti consorzi di filiera che gestiscono la raccolta e il riciclo di specifiche tipologie di rifiuto: su tutti il Conou (Consorzio nazionale degli oli minerali usati)”, basti pensare che “raccoglie pressoché la totalità dell’olio usato e ne rigenera il 98% in nuove basi lubrificanti” mentre “in Europa il tasso medio di rigenerazione è inferiore ai due terzi”.

Ma è un primato che “non si distribuisce in modo omogeneo tra le macro-regioni: vede il Nord sensibilmente più avanti del resto del Paese, e assorbe nei numeri la condizione critica di grandi città, a cominciare da Roma e di interi territori soprattutto al Sud”. In tutti gli altri indicatori, “dal 2018 l’Italia segna progressi inferiori a quelli medi dell’Ue o addirittura passi indietro in valori assoluti. Rimane davanti ai principali Paesi europei”, come Germania, Francia, Spagna “ma con un vantaggio che si va rapidamente assottigliando ed evidenzia un sostanziale stallo nella transizione ecologica”. L’arretramento italiano “più rilevante è il trend di crescita delle nuove energie rinnovabili, solare ed eolico: nel 2022 la produzione italiana da eolico si è contratta di circa l’1% rispetto all’anno prima mentre su scala Ue è aumentata del 9%, in Germania del 10%, in Olanda e Danimarca di oltre il 18%; e sempre nel 2022 la produzione da solare fotovoltaico è cresciuta in Italia del 10%, a fronte di un incremento del 26% nell’Ue, del 20% in Germania, di oltre il 25% in Spagna e Francia, del 54% in Olanda”.

Con questo nuovo rapporto – osserva il direttore scientifico del festival, Roberto Della Seta – si “certifica che l’Italia, fino all’anno scorso primatista in Europa in economia circolare, cioè nella capacità di utilizzare nel modo più efficiente le risorse naturali, non è più in testa alla classifica”. Ma – continua Della Seta – “più del sorpasso, a colpire è il brusco rallentamento del cammino green italiano negli ultimi anni; dal 2018 in poi corriamo di meno della media dei Paesi Ue: consumiamo più materia e produciamo più rifiuti sia per abitante che per unità di Pil, produciamo più emissioni pro-capite”.

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