L'attore è a Venezia col film 'Orecchie'

Viene presentato in anteprima mondiale alla 73/a Mostra Internazionale del Cinema di Venezia 'Orecchie', lungometraggio scritto e diretto da Alessandro Aronadio ('Due vite per caso') e interpretato dal protagonista Daniele Parisi, al suo esordio al cinema, Silvia D'Amico, Rocco Papaleo, Piera Degli Esposti, Milena Vukotic, Andrea Purgatori, Massimo Wertmüller e molti altri. Un uomo si sveglia una mattina con un fastidioso fischio alle orecchie. Un biglietto sul frigo recita: 'È morto il tuo amico Luigi. P.S. Mi sono presa la macchina'. Il vero problema è che non si ricorda proprio chi sia, questo Luigi. Inizia così una tragicomica giornata alla scoperta della follia del mondo, come racconta Rocco Papaleo.

Che personaggio interpreta in 'Orecchie'?

Nella pellicola interpreto un prete ma un po' sui generis, non ha proprio tutti i connotati del prete tipico. Per esempio, è disincantato, va sempre un po' fuori dal seminato, non si attiene a una rigidità ecclesiastica, alle regole. Per questo, però, risulta più coinvolto e credibile, 'usa' la religione in modo più concreto.

Il film tratta anche il tema della comunicazione. Come si pone nei confronti della tecnologia, che ha messo dietro uno schermo la comunicazione tra amici, conoscenti, familiari, amanti…

Sono diviso tra l'accettazione di un progresso tecnologico che ha aumentato il grado di comunicazione, perché la Rete porta con sé la possibilità di decentralizzare la società, tanto che ora anche nei posti più remoti si può essere dentro le cose, conoscere, e il notare che, come in tutte le cose, c'è anche una depravazione incontrollabile. Direi che mi sento diviso tra accettazione e senso di degrado dei rapporti. 

A proposito di tecnologia, che rapporti ha con i social network? E' come Gianni Morandi che risponde quasi in tempo reale e a tutti?

Gianni Morandi ha molto più tempo di me. Io non ho tanto tempo per restare sui social, perché negli ultimi anni ho avuto sempre molto da fare, ma per gli anni a venire auspico per me un futuro più contemplativo e meno lavorativo.

Cosa vorrebbe fare?

Vorrei – ma non voglio apparire troppo 'fricchettone' – crescere un orto. Vorrei essere fautore anche simbolicamente di un processo biologico, stare dietro a delle piantine.

Di cosa tratta lo spettacolo teatrale che sta portando in giro per l'Italia?

E' lo spettacolo di sempre, ovvero di teatro canzone. Lo faccio da tantissimi anni e si evolve di anno in anno. Adesso facciamo spettacoli a metà tra narrazione e canzoni, un lavoro tra parole e musica. E' divertente, ma non mi tolgo il gusto di essere un po' malinconico.

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