Una squadra che due volte nelle ultime due partite si fa rimontare ha evidenti limiti di testa più che di gambe, persino di cuore

La Juventus non è più la stessa dell'anno scorso e, forse, non riuscirà a ridiventarla perché – in fondo – esiste un limite fisico, quasi biologico, anche per gli invincibili. Non è crisi, è la nuova veste che indossano i campioni d'Italia: sempre di tendenza, certo, però un po' sdrucita.

Una squadra che due volte nelle ultime due partite si fa rimontare, contro la Lazio addirittura due gol in otto minuti e mezzo, tra l'altro in casa propria, ha evidenti limiti di testa più che di gambe, persino di cuore. Oltre che tecnici, questo è ovvio. L'estensione del ragionamento porta a sorvolare sull'episodio del secondo rigore consecutivo sbagliato da Dybala, peraltro decisivo ma pur sempre un episodio, (e sulla mediocrità di un arbitro che ha avuto bisogno di aggrapparsi al Var per fischiare un rigore ciclopico), per concentrarsi su altro e su altri.

Allo stato dell'arte, i bianconeri hanno smarrito il tremendismo che aveva consentito di conquistare sei scudetti di fila e due finali di Champions League; hanno anche smarrito l'equilibrio tattico che in passato era stata la pietra d'angolo per costruire l'incredibile filiera di successi: senza Pianic sono guai, con questo Higuain e questo Dybala sfiancato ancora peggio. Già immaginiamo il ritornello che qualcuno proverà a intonare nei prossimi giorni, magari qualche slogan debitamente preceduto da hashtag, ma la realtà è abbastanza evidente, anzi trasparente.

I senatori sono più vecchi, i nuovi – a parte Matuidi e in parte il baby Bentancur – non stanno garantendo ciò che tutti si aspettavano. Il mercato di Marotta per adesso è un disastro: meglio tacere il giudizio su De Sciglio, mentre di Douglas Costa e Bernardeschi si può dire che non valgono quasi 100 milioni di euro in due. Mercoledì la sfida contro lo Sporting Lisbona sarà delicata, una sorta di linea spartiacque non solo in chiave Champions. Attrezziamoci per una serie di proclami, di chiamate alle armi e di prediche contro i gufi. Tanto, fino alla fine, parlerà il campo. 

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