Il rito di domenica 18 maggio darà il via ufficiale al Papato di Robert Francis Prevost

Domenica 18 maggio Papa Leone XIV terrà la Messa di inizio Pontificato. Il rito, che dà il via ufficiale al Papato di Robert Francis Prevost, ha tre momenti fondamentali: l’imposizione del pallio Petrino e la consegna dell’anello del Pescatore, la prima omelia. 

 

Messa di inizio Pontificato di Papa Leone XIV, i momenti fondamentali

  • L’imposizione del pallio: Il primo simbolo è il pallio. Costituito da una striscia di stoffa di lana bianca, rappresenta la giurisdizione universale del Papa. Il richiamo è al Vangelo, al Buon Pastore che mette sulle sue spalle la pecorella smarrita, e alla triplice risposta alla richiesta fatta da Gesù risorto a Pietro di pascere i suoi agnelli e le sue pecorelle. Rappresenta la pecora che il pastore porta sulle sue spalle come il Cristo ed è pertanto simbolo del compito pastorale di chi lo indossa. Viene messo sulle spalle del neoeletto Pontefice dal cardinale protodiacono.
  • La consegna dell’anello del Pescatore: Il secondo simbolo è l’anello del Pescatore, detto anche anello Papale, e richiama le figure degli apostoli Pietro e Andrea a cui Gesù si rivolse dicendo: “Venite dietro a me, e io vi farò diventare pescatori di uomini“. Emblema del ruolo del Papa come successore di Pietro, è l’anello-sigillo che autentica la fede e si riferisce al compito affidato a Pietro di confermare i suoi fratelli nella fede. Viene consegnato al Papa dal Decano del Collegio cardinalizio e annullato alla morte del Pontefice.
  • L’omelia. Successivamente, la cerimonia prosegue con la liturgia della Parola e l’Eucaristia, durante la quale il Papa pronuncia la sua prima omelia, delineando le linee guida del suo pontificato

Cosa disse Francesco nella sua omelia del 2013

Il 19 marzo del 2013, ad esempio, Papa Francesco dettò la sua agenda: parola chiave della sua omelia fu la parola ‘custodire’. Dal creato ai fragili, dagli anziani alle periferie. Insomma il manifesto del suo Pontificato, durato 12 anni. Bergoglio sottolineò l’importanza della cura. “La vocazione del custodire – disse -, però, non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. È il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi: è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo. È il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore. È l’aver cura l’uno dell’altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, poi come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori. È il vivere con sincerità le amicizie, che sono un reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene. In fondo, tutto è affidato alla custodia dell’uomo, ed è una responsabilità che ci riguarda tutti. Siate custodi dei doni di Dio! E quando l’uomo viene meno a questa responsabilità di custodire, quando non ci prendiamo cura del creato e dei fratelli, allora trova spazio la distruzione e il cuore inaridisce. In ogni epoca della storia, purtroppo, ci sono degli ‘Erode’ che tramano disegni di morte, distruggono e deturpano il volto dell’uomo e della donna”.

 

 

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