Il cardinale è tra i più papabili per succedere a Papa Francesco
Il cardinale Zuppi visto dai suoi alunni: anno scolastico 1980-81, liceo classico ‘Lucrezio Caro’, zona nord di Roma. In un giorno di fine ottobre si presenta in classe, sezione E, il nuovo professore di religione. Pullover nero a collo alto, tolfa, Clark marroni e un sorriso come principale segno distintivo, quasi a voler essere subito un riferimento tangibile al suo approccio aperto, schietto e amichevole. Il suo nome è Matteo Maria Zuppi, all’epoca diacono.
Quaranticinque anni dopo, alcuni alunni di quell’istituto liceale tengono ancora in mente parole, sguardi, argomenti di quel giovane insegnante appena venticinquenne, fresco di laurea in lettere e filosofia con una tesi in storia del Cristianesimo. E ora che molti di quei ragazzi diventati adulti hanno seguito, a distanza ma con curiosità, il percorso ecclesiastico di colui che, entrato nel seminario di Palestrina negli anni Settanta, è ora tra i cardinali più papabili per succedere a Papa Bergoglio, i pensieri e gli argomenti trattati nel corso delle sue lezioni si fanno ancora più nitidi e sinceri.

Il ricordo di Zuppi come insegnante
L’effetto naturale di dire ‘io l’ho conosciuto, è stato il mio insegnante’ evapora di colpo nel momento in cui si abbandona la superficie del ricordo e ci si sofferma nel dettaglio sulla sua personalità autentica e sulle posture dialettiche che venivano affrontate in quell’ora di religione.
“Lo ricordo benissimo come un fratello maggiore. Non c’era volta che non facesse riferimento all’uccisione barbara dell’arcivescovo salvadoregno Romero avvenuta proprio quell’anno (venne freddato da un sicario degli squadroni della morte agli ordini del governo mentre stava celebrando la messa nella cappella di un ospedale a San Salvador, ndr). Zuppi era un uomo molto impegnato, attivo anche dal punto di vista laico -ricorda un ex alunno, oggi avvocato-. Ci coinvolgeva molto anche in maniera attiva spingendoci nell’aiutare i più bisognosi”.
E sotto la sua spinta alcuni raggiungevano le zone più periferiche della Capitale per portare libri usati o materiale didattico nelle case popolari. Erano quelli gli anni in cui il rapporto di Zuppi con la comunità di Sant’Egidio si era fatto intenso (nel 1973 conobbe il fondatore Andrea Riccardi) e cominciò a collaborare con l’associazione dapprima nelle scuole popolari e poi con gli anziani soli e gli immigrati.
“Parlava di religione in modo molto pratico. Si rendeva simpatico con i ragazzi, non era affatto pesante. Ci permetteva di fare anche casino in classe ma quando parlava si faceva rispettare. Ci faceva domande, ci chiedeva cosa facevamo e quali interessi avevamo, cercando di capire i nostri comportamenti e le nostre idee. Soprattutto ci faceva ragionare sui comportamenti, sembrava quasi un professore di educazione civica più che di religione per come trattava certi temi”, ha aggiunto l’ex alunno.
Riaffiorano alla mente risposte spiazzanti a domande scomode oppure situazioni divertenti, i classici scherzi che si fanno al liceo, come cospargere la parte superiore della cattedra con polvere di gesso così da sporcargli il maglione nero visto che parlando in piedi il prof si poggiava con la schiena proprio su quel punto della cattedra. “Suscitò lo sbigottimento generale di noi quindicenni quella risposta che diede quando gli chiedemmo se si poteva fare l’amore prima del matrimonio. E lui ci spiazzò rispondendo ‘In sé no, l’importante è non illudere il partner’”, ha ricordato un altro ex alunno del Lucrezio Caro.
“Era molto legato alla voglia di combattere le ingiustizie, all’impegno sociale, come lo può essere una persona di sinistra impegnata. E proprio l’assassinio di Romero, ricordo che lo turbò molto. Ne parlava spesso e ci ripeteva l’atrocità di quell’esecuzione. Credo sia stato quell’episodio di cronaca a far scattare in lui quella propensione in difesa degli ultimi”, sottolineano altri ragazzi dell’ex IV E. Che vissero in prima persona i turbamenti di un futuro cardinale sconvolto dalla morte di quell’arcivescovo salvadoregno che proprio Papa Francesco il 14 ottobre 2018 proclamò santo.
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