Il Pontefice nell'ultimo appuntamento del suo viaggio in Asia: "In un mondo di intelligenze artificiali, dobbiamo essere veri"
L’appello di Papa Francesco ai giovani da Singapore, nell’ultimo appuntamento del suo viaggio apostolico in Asia. “Sono felice di trascorrere con voi l’ultima mattinata della mia visita a Singapore, in mezzo a tanti giovani, raccolti nell’unità e nell’amicizia. Questo è un momento prezioso per il dialogo interreligioso: grazie!”, ha detto il Santo Padre aprendo l’incontro interreligioso con i giovani locali. “Il bellissimo luogo in cui ci troviamo ha una storia che richiama l’unità nella diversità. Singapore, infatti, oggi si presenta come una realtà particolarmente variegata, un popolo multiculturale, una mescolanza di culture, di lingue e di religioni che convivono l’una accanto all’altra. Si tratta di una grande ricchezza ma, allo stesso tempo, di una sfida importante che richiama tutti, in particolare le varie tradizioni religiose, a un continuo e paziente lavoro di incontro, di dialogo, di scambio”, ha sottolineato il Santo Padre. “Proprio per questo – ha spiegato – è importante confrontarci sul valore del dialogo interreligioso ed è bello che siate voi, giovani, i protagonisti di questo sogno. Abbiamo bisogno di una nuova generazione umana fondata sulla fraternità e soprattutto voi, che siete giovani, potete costruirla insieme. Le difficoltà e gli ostacoli non mancano e, infatti, su questo mi avete rivolto alcune domande. Mi piacerebbe rispondere indicandovi tre parole che possono accompagnarci tutti su questa strada dell’unità: coraggio, condivisione, discernimento. Anzitutto, il dialogo interreligioso e l’impegno per la costruzione di una società fraterna implicano il coraggio“. Perché, ha aggiunto, “impegnarsi e lavorare per la crescita di buone relazioni tra religioni diverse non è sempre facile, soprattutto quando ci si accorge che questa realtà non si allarga facilmente ad altri giovani, non riesce a interpellare la responsabilità di tutti e non tutti la ritengono importante”. Occorre quindi “mantenere un atteggiamento coraggioso e promuovere uno spazio in cui i giovani possano entrare e dialogare. Questo ci serve, questo vi chiedo di coltivare dentro di voi: un atteggiamento coraggioso, il coraggio di impegnarvi, il coraggio di scegliere la via dell’amicizia e del dialogo; vorrei dire: il coraggio dell’amore“.
“Siate coraggiosi nella testimonianza di vita”
“Perché per amare davvero – ha proseguito il Pontefice – soprattutto per amare chi è lontano dal nostro modo di pensare ed è diverso da noi per provenienza, per cultura o per tradizione religiosa, serve molto coraggio. È molto più facile chiudersi nel proprio piccolo mondo, curare le proprie cose, vivere alla leggera, divertirsi e non pensarci troppo. Ma se vogliamo allargare lo spazio del nostro cuore ed essere un fermento di unità nel mondo in cui viviamo, allora serve il coraggio dell’amore”. Il Papa, rivolgendosi direttamente ai giovani presenti, ha auspicato: “Per creare spazi di incontro e di dialogo sempre più attraenti anche per altri giovani come voi, armatevi di coraggio; siate coraggiosi soprattutto nella testimonianza di vita, mostrate senza vergogna che amarsi ed essere ‘fratelli tutti’ è la strada maestra per il futuro, cercate strade nuove per coinvolgere altri ragazzi come voi. Dite di no alla pigrizia, non lasciatevi toccare dalle critiche sterili: abbiate il coraggio di andare avanti sulla strada del dialogo e abbiate l’audacia di esplorare percorsi nuovi, di proporli nei luoghi che frequentate, nella società, nei luoghi di culto. Coraggio è una parola chiave”.
“Sono l’amicizia e l’incontro ad abbattere i muri”
“Oltre alla virtù del coraggio – ha detto ancora Francesco – c’è un’altra cosa che potete fare insieme e che non dovete perdere di vista: la condivisione. A volte, sul dialogo interreligioso si fanno molti discorsi teorici e ci si sforza, non sempre con successo, di trovare a tutti i costi dei punti di vista in comune. Tuttavia, ciò che abbatte i muri e accorcia le distanze non sono tanto le parole, gli ideali e le teorie, ma anzitutto la pratica umana dell’amicizia, dell’incontro, del guardarsi occhi negli occhi. E aggiungo una cosa, pensando soprattutto a voi giovani che frequentate tanto il mondo digitale: a volte le differenze culturali e religiose vengono usate in modo polarizzato e ideologico e ci sentiamo divisi e lontani da chi è diverso, solo perché siamo influenzati dai luoghi comuni e da certi pregiudizi che trovano spazio anche sui social. Ma, in realtà, quando ci incontriamo di persona, ci accorgiamo che l’altro, anche se diverso da noi, non è così come lo avevamo immaginato. E, allora, trovate occasioni per incontrare chi è diverso, create reti di amicizia, generate opportunità di incontro e di scambio. Questo abbatte le barriere”.
“In un mondo di intelligenze artificiali dobbiamo essere veri”
“Infine il discernimento: un’’arte spirituale’ che ci aiuta a leggerci dentro, comprendere chi siamo e scoprire la vocazione ultima della nostra vita. Il discernimento è più che mai necessario davanti alle sfide dell’intelligenza artificiale. Il discernimento è proprio l’arte di saper distinguere: saper cogliere la verità nascosta, a volte mascherata da tante illusioni o fake news. Certamente il progresso tecnologico e l’intelligenza artificiale rappresentano una rivoluzione in tanti ambiti della vita e della società; allo stesso tempo, però, siamo chiamati a vigilare e discernere, soprattutto perché il predominio degli strumenti tecnologici non schiacci la dignità della persona umana e non generi situazioni sociali di disuguaglianza e ingiustizia. Ecco perché, soprattutto a voi, vorrei raccomandare: imparate a discernere”, ha concluso: “In un mondo di intelligenze artificiali, noi dobbiamo essere autentici, veri, senza maschere né finzioni. Solo così potremo inserirci nella corrente del progresso umano, usando tutti gli strumenti ma senza farci usare da niente e da nessuno”.
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