Durante un incontro con circa 200 preti della diocesi di Roma il Santo Padre ha parlato del pericolo delle ideologie nella Chiesa

Durante un incontro presso l’Università Pontificia Salesiana con circa 200 preti della diocesi di Roma, dall’undicesimo al trentanovesimo anno di ordinazione, il Papa ha parlato del pericolo delle ideologie nella Chiesa ed è tornato sul tema dell’ammissione nei seminari di persone con tendenze omosessuali, ribadendo la necessità di accoglierle e accompagnarle nella Chiesa e l’indicazione prudenziale del Dicastero per il Clero circa il loro ingresso in seminario.

Dopo un breve saluto di S.E. Mons. Di Tolve e un momento di preghiera, si è aperto il colloquio tra Francesco e i preti presenti. Tra i temi affrontati, quelli della pastorale legati alla diocesi, al ruolo e all’identità del sacerdote, e alla bellezza di essere preti. In risposta alle domande, il Santo Padre ha citato il modello di don Milani, “un grande, una luce per il prete italiano”, il rischio di cadere nella mondanità, e ha parlato del bisogno di allargare l’accoglienza nelle parrocchie “a tutti, tutti, tutti!” È emersa con forza la domanda della sofferenza delle persone, da accompagnare con vicinanza, compassione e tenerezza, tre qualità di Dio, da vivere – diceva il Papa – particolarmente per i vecchi. In questo senso si è parlato dell’importanza della pastorale ospedaliera e delle difficoltà della città di Roma, dell’emergenza abitativa, invitando alla generosità le congregazioni religiose provviste di strutture, del diffondersi delle droghe, della tragedia della solitudine, dei tanti che vivono il proprio dolore nell’invisibilità. “Nella vita di un prete l’invisibile è più importante del visibile, perché più denso, più doloroso” ha detto il pontefice, e ha aggiunto “Il nostro lavoro come preti è andare a cercare questa gente” perché “La chiesa o è profetica o è clericale: tocca a noi scegliere”.

Il dialogo si è soffermato sull’attuale situazione in Europa e nel mondo e il Papa ha citato con dolore le guerre in corso, in Terra Santa, Ucraina, ma anche in Myanmar, in Congo, e gli ingenti investimenti nelle armi, negli anticoncezionali, nelle spese veterinarie e nella chirurgia estetica. In tal senso ha esortato a lavorare nel magistero sociale della Chiesa, a un maggiore impegno per il bene comune, per la pace, e, in tempi di disimpegno e astensionismo, nella politica, “la più alta forma di carità”. La conversazione è stata l’occasione per ricordare e ringraziare il Cardinale De Donatis, che il Papa ha lodato per la grande “capacità di capire e di perdonare”, qualità preziose nel suo nuovo ruolo, dov’è chiamato ad essere “espressione del volto misericordioso del Padre”. 

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