Il candidato del Dpp ha ottenuto il 40,5% dei voti. Biden: "Gli Usa non sostengono l'indipendenza di Taipei"

Taiwan ha scelto la continuità. Il prossimo presidente sarà Lai Ching-te, detto William Lai, il candidato del partito attualmente al governo che respinge le rivendicazioni di sovranità della Cina sull’isola. Finora vice presidente, in passato chirurgo, Lai succederà all’attuale presidente Tsai Ing-wen, entrambi del Partito democratico progressista (Dpp). L’avvicendamento avverrà a maggio, alla scadenza del mandato di Tsai. “Sono determinato a salvaguardare Taiwan dalle continue minacce e intimidazioni della Cina”, ha detto Lai nel discorso della vittoria, assicurando che vuole mantenere lo status quo fra le due sponde dello Stretto. “Mantenere la pace e la stabilità attraverso lo Stretto di Taiwan è una responsabilità importante”, “userò il dialogo”, ha promesso Lai, rimarcando però che il voto dimostra che “con le nostre azioni il popolo taiwanese ha resistito con successo ai tentativi di forze esterne di influenzare le nostre elezioni”.

Taiwan Election
Taiwan Election

L’esito delle urne: Lai ho ottenuto il 40,055 delle preferenze

Lai ha ottenuto il 40,05%, pari a oltre 5 milioni di voti. In base al sistema elettorale taiwanese, vince chi ottiene il maggior numero di voti e non sono previsti ballottaggi. Erano due i rivali nella corsa alla presidenza e hanno entrambi ammesso la sconfitta. Al secondo posto è arrivato Hou You-ih, del partito d’opposizione nazionalista Kuomintang (Kmt), che si è fermato al 33,49%, pari a 4.671.021 voti: lui, che prometteva relazioni migliori con la Cina, era il candidato favorito da Pechino. Terzo Ko Wen-jie del Partito popolare di Taiwan (Tpp), di centro: la sua candidatura, che intendeva proporsi come una ‘terza via’ rispetto ai partiti tradizionali Kmt e Dpp che dagli anni ’90 si sono alternati al governo, ha attratto soprattutto i giovani, ma si è fermato al 26,46% dei voti, pari a 3.690.466 preferenze.

Pechino: “Riunificazione inevitabile”

Il risultato influenzerà la traiettoria delle relazioni fra la democrazia autogovernata e la Cina nei prossimi quattro anni. In gioco ci sono la pace e la stabilità dell’isola, che si trova a 160 chilometri dalla costa cinese e che Pechino rivendica come propria (e da riprendere se necessario anche con la forza). Le elezioni “non impediranno l’inevitabile tendenza alla riunificazione della Cina”, ha detto Chen Binhua, portavoce dell’ufficio per gli Affari di Taiwan del governo cinese, “la nostra posizione nel risolvere la questione di Taiwan e realizzare la riunificazione nazionale rimane coerente e la nostra determinazione è ferma come la roccia”, “ci opporremo fermamente alle attività separatiste mirate all’indipendenza di Taiwan e alle interferenze straniere”. Hua Chunying, portavoce del ministero degli Esteri cinese, ha rimarcato che “la questione di Taiwan è un affare interno della Cina. Qualsiasi cambiamento avvenga a Taiwan, il fatto fondamentale che esiste una sola Cina nel mondo e che Taiwan fa parte della Cina non cambierà”. Il principio di una sola Cina “è la solida ancora per la pace e la stabilità nello Stretto di Taiwan”, ha aggiunto la portavoce, “crediamo che la comunità internazionale continuerà ad aderire al principio di una sola Cina e a sostenere la giusta causa del popolo cinese di opporsi all’indipendenza di Taiwan”.

Biden: “Non sosteniamo l’indipendenza di Taiwan”

Un messaggio in primis per gli Usa, che hanno offerto rassicurazioni. “Non sosteniamo l’indipendenza” di Taiwan, ha affermato il presidente Joe Biden commentando i risultati elettorali, mentre il segretario di Stato Antony Blinken si è congratulato con Lai, esprimendo il desiderio di “portare avanti le nostre relazioni non ufficiali di lunga data, coerentemente con la politica degli Stati Uniti per una sola Cina”. L’Unione europea, dal canto suo, si è invece detta “preoccupata per le crescenti tensioni nello Stretto di Taiwan” e contraria a “qualsiasi tentativo unilaterale di modificare lo status quo”.

La campagna elettorale non si è comunque giocata solo sulle tensioni con la Cina. A dominarla anche questioni interne, come la carenza di alloggi a prezzi accessibili e la stagnazione dei salari in cima alle preoccupazioni degli elettori. Oltre che per le presidenziali, i taiwanesi sono stati chiamati a votare anche per le legislative, e nessun partito sarebbe riuscito a ottenere i 57 seggi di maggioranza nel Parlamento monocamerale, lo Yuan, che è composto da 113 seggi. Il Kuomintang d’opposizione avrebbe ottenuto 52 seggi, mentre il partito Dpp di William Lai sarebbe indietro di un seggio, contro gli 8 del Tpp, mentre gli altri 2 sarebbero andati a candidati indipendenti.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata